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Sassari

Restauro per la chiesa campestre

Restauro per la chiesa campestre

Castelsardo, allo “Spirito Santo” un intervento di recupero finanziato dalla Cei

07 aprile 2017
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CASTELSARDO.

Da “stazio” di incrocio fra strade commercio del medioevo, a luogo miracoloso di culto e pellegrinaggio, affidato alla Canfraternita dell’Oratorio di Santa Croce, sino a rudere abbandonato e sepolto dal fango. Si parla della chiesa campestre dello Spirito Santo che l’Ufficio dei Beni culturali della Diocesi di Tempio-Ampurias tenta ora di salvare .

Per recupare il prezioso edificio sacro al culto ed alla bellezza del passato, l’Ufficio ha messo a disposizione risorse per centomila euro grazie ad un finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana, che destina a questo tipo di opere parte dei fondi raccolti con l’otto per mille.

Il progetto di restauro e la direzione lavori sono stati affidati ad un giovane architetto, Pietro Perù, mentre i lavori di restauro sono affidati alla ditta locale di un’altro giovane, Alessandro Aru.

Lo straordinario edificio, nell’immediato entroterra di Castelsardo e immerso in una piccola valle, accanto ad un ruscello perenne tra i basalti trachitici e i boschi di lecci, fu voluta dai monaci di Tergu che commerciavano in grano ma andavano anche “per pescare ad piscem, no ad corallum” nelle acque di Calaustina, come riportano gli antichi documenti in mano all'Ufficio Beni Culturali della Diocesi e del suo direttore Francesco Tamponi che non manca però di sottolineare polemicamente come «la cifra di 100 mila euro, a nostra disposizione, è state purtroppo impiegata, in gran parte, per costruire un potente muro per il contenimento di una ripida scarpata, realizzata successivamente per consentire l’accesso ad una proprietà privata. La china artificiale ha occluso l'ingresso principale della chiesa - ribadisce Tamponi - nella più assoluta indifferenza delle autorità preposte alla tutela del territorio».

Il dilavamento dei materiali, spinti dalle acque piovane, ha quindi interrato, col tempo, la struttura quasi completamente.

La chiesetta, abbandonata dopo la cessazione dei traffici medievali, era stata poi ricostruita nel XV secolo e affidata alla Confraternita castellanese che, con tutta probabilità si occupava anche di organizzare le cerimonie per la ricorrenza della Pentecoste. Un’usanza perduta ormai da tempo, così come quella di trascorrere la Pascquetta nei pressi della chiesa che, 17 anni fa, ha goduto anche del restauro della copertura a capriate.

Donatella Sini

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