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Caso ultras, otto domande al presidente Giulini

Mario Carta
SASSARI. In questo video, girato all'interno delle Poste di via XXV Aprile, la marcia degli ultras cagliaritani, appena arrivati in pullman in via Padre Zirano. In circa 200, con fumogeni e bombe carta, hanno raggiunto la stazione ferroviaria, dove è scoppiato l'inferno, con cinque persone feriteLEGGI <a href="http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2017/03/25/news/guerriglia-urbana-a-sassari-scontri-vicino-alla-stazione-ferroviaria-1.15088136">Guerriglia urbana a Sassari, scontri vicino alla stazione ferroviaria</a>
SASSARI. In questo video, girato all'interno delle Poste di via XXV Aprile, la marcia degli ultras cagliaritani, appena arrivati in pullman in via Padre Zirano. In circa 200, con fumogeni e bombe carta, hanno raggiunto la stazione ferroviaria, dove è scoppiato l'inferno, con cinque persone feriteLEGGI Guerriglia urbana a Sassari, scontri vicino alla stazione ferroviaria

Ci spieghi perchè la società non si sente vessata dagli ultras e subisce ingerenze come nei casi Storari e Ibarbo. Ci spieghi il silenzio dopo i fatti di Sassari

30 marzo 2017
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Gentile presidente del Cagliari Tomaso Giulini, la presente a nome mio, sardo e sassarese non necessariamente nell'ordine. E tifoso del Cagliari sin da bambino, nel segno e nell'orgoglio di Gigi Riva come dei torresini-cagliaritani Zola e Langella, del mito Serradimigni e dei numerosi sassaresi che oggi con orgoglio giocano nelle giovanili della sua società.

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Capisco che lei durante l'amichevole col Sorso nell'immediatezza non abbia avuto modo di rendersi conto di cosa stava capitando a 10 chilometri di distanza dalla festa, limitandosi alle frasi di circostanza ("dispiaciuto stop. non chiamateli tifosi stop. il Cagliari è di tutta la Sardegna stop...") ma a distanza di qualche giorno penso abbia finalmente avuto modo di informarsi, leggendo tutti (e sottolineo il tutti) i giornali. Un'idea se la sarà dunque potuta fare, di come sono andate le cose sabato 25 marzo 2017 a Sassari, dopo 3 anni alla guida di una società di serie A affetta come purtroppo troppe altre dal cancro degli ultras. Sarebbe prezioso sentire la sua campana perché non si può pensare che lei non abbia risposte, cognizione, soluzioni, alternative. O peggio, che non sappia.

1. Possibile che non ritenga quello degli ultras un problema?

2. Che continui a subire ingerenze come l'intimidazione a un galantuomo come Zeman ai cancelli di Assemini, la degradazione e la conseguente cacciata dell'ex capitano Storari e le accuse di mercenario a Ibarbo. Subito ceduto.

3. Che non si senta vessato mentre da una parte istituisce la Scuola del tifo per i bambini e dall'altra deve subire continue azioni che macchiano la bandiera del Cagliari?

4. Che al Sant'Elia sia possibile introdurre bombe come quella che ha ferito uno degli steward?

5. Che dopo la retrocessione invece di dirsi rammaricato per due-auto-due che a Sassari (appena 130.000 abitanti, mica Cagliari) strombazzavano avesse invece sorriso con ironia sdrammatizzando e pensando agli altri 129.998 sassaresi sereni, molti dei quali tifano Cagliari?

6. Perché il 26-6-2015, scudetto della Dinamo Basket -evento storico per l’isola tutta - il sito del Cagliari è stato l'unico a non proporre un minimo cenno di partecipazione?

7. Come intende comportarsi con quelli che lei per primo definisce non tifosi? Cosa pensa della Juve, chiamata in causa per rapporti con la malavita?

8. Il calcio è un'impresa e lei ci sta riuscendo, in una terra in crisi. Nel nuovo stadio, quello senza barriere da vivere tutti i giorni fra cinema, palestre e baby room, lo dice o no, che quelli lì non ce li vuole? Se non li vuole?

Il silenzio del Cagliari dopo i fatti di Sassari trasmette l'idea di una grande ma timida società più disposta a un compromesso perdente che a una promessa vincente nei confronti di chi domenica dopo domenica spende e investe sul Cagliari, e dunque su Giulini. E mentre qualcuno fa la sanguisuga la tifoseria sana, quella vera, continua a sostenere il Cagliari, a dargli linfa, a credere nel calcio e nel suo Cagliari. Suo? Diciamo così: suo, e anche dei tifosi. Dei Cagliari Club veri, sani, quelli che non si nascondono dietro sigle aliene ma portano stampato con orgoglio nei loro striscioni il nome del loro paese o del loro eroe, e uniscono l'isola nel nome del calcio. Senza dividerla come hanno invece fatto in 200 nel premeditato, vigliacco attacco non a Sassari ma alla sua parte più debole e impreparata. “Il Cagliari siamo noi", proclamano. E lei, cosa ci sta a fare? Gentile presidente, lei rappresenta tutti i tifosi del Cagliari. E dunque anche me. Cosa intende fare per estirpare questa piaga?

ps. Cagliari (1920) e Torres Sassari (1903) portano sulla stessa pelle sarda gli stessi colori rossoblù. Parlatevi, collaborate. Liberatevi, insieme. Anche la Torres ha le sue colpe storiche, su questo fronte. Ma unite le forze contro chi vuole spaccare sport, teste e un'isola intera. Magari un giorno potremo andare insieme a goderci quello che dovrebbe essere uno spettacolo senza dovere essere perquisiti all'ingresso come sospetti di tutto, tutti, per colpa di una minoranza-padrona di delinquenti. In serie A e in serie D, a Sassari come a Cagliari.

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