La Nuova Sardegna

Sassari

«Dimettiamoci e stacchiamo la spina»

di Luigi Soriga
«Dimettiamoci e stacchiamo la spina»

Mozione respinta su un dibattito sulla crisi, l’opposizione va all’attacco: «I colleghi di maggioranza mostrino coraggio»

29 marzo 2017
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SASSARI. È la prima seduta di Consiglio dopo due settimane di astinenza, ci sono due sedie vuote in giunta, ma in maggioranza c’è un clima di disincanto, come se la crisi fosse un’eco distante. L’opposizione prova a far notare che qualcosa non torna, e che quantomeno sarebbe politicamente corretto avviare una discussione su un’amministrazione zoppa e un sindaco sulla graticola del Pd. D’altronde proprio ieri scadeva il termine utile per presentare le dimissioni e andare ad elezioni primaverili. Ma questa ipotesi last minute, come da copione, è archiviata. Allora la minoranza convoca una conferenza dei capigruppo per proporre il dibattito in aula sull’anomalia di un governo che comunque ha tutta l’aria di sopravvivere con un conto alla rovescia già innescato, e che ancora resta imbrigliato dalle diatribe di partito. Mozione respinta, l’ordine del giorno non si cambia e si va avanti con l’approvazione delle pratiche.

«Sapete quale è la cosa più inquietante? – fa notare Giancarlo Carta (Fratelli d’Italia) – è Nicola Sanna con il sorriso stampato in faccia che candidamente afferma che la crisi è risolta, e che con la riunione di ieri ha avuto ampia apertura dal Pd?». Ma secondo l’opposizione si tratta solo di una tregua di facciata, l’ipotesi che la Pasqua porti un commissario non è così remota. «Noi vorremmo evitarci volentieri questa agonia – dicono Murru, Manca, Boscani, Alivesi, Arru, Sassu, Lucchi, Ghi e Carta – e allora siamo pronti a sottoscrivere le nostre dimissioni da consiglieri, a patto che altri 10 colleghi di maggioranza abbiano l’onestà di seguirci. Non c’è uno solo che sia contento dell’operato dell’amministrazione. Però non bastano le parole, le lamentele dei partiti minori, le revoche degli assessori e gli appoggi esterni: ci vuole anche il coraggio di essere coerenti e staccare la spina». E se questa iniziativa, cosa perlopiù scontata, non andasse in porto, è pronto anche un piano b: «Raccogliamo 43mila834 firme – dice Nicola Lucchi – ovvero una adesione in più dei voti raccolti dalla colazione di centrosinistra nel 2014, e chiediamo che il sindaco vada a casa». E secondo Maurilio Murru Sassari sarebbe ben pronta a sottoscrivere la volontà di nuove elezioni, «perché Nicola Sanna non è più rappresentativo della città. Le beghe di partito, la pessima amministrazione, hanno eroso tutto il consenso». Non solo: «Ad averne fin sopra i capelli non sono solo i cittadini – dice Antonello Sassu – ma è lo stesso partito che non lo vuole al comando. E non da ora: dall’inizio del mandato. Da un mese poi i nodi sono venuti al pettine, e il pugno allo stomaco gli è arrivato dal suo braccio destro, dal vicesindaco Gianni Carbini. Il quale ha sbattutto la porta e con una lettera durissima ha detto chiaramente a Nicola Sanna che non è stato in grado di amministrare e di gestire una giunta».

Il sindaco, nel suo intervento al summit con i big del Pd di due giorni fa, si è cosparso il capo di cenere e ha ammesso molti errori, chiedendo condivione per ripartire. Ma la prima pietra da porre, da almeno un mese resta sempre una: la ricucitura con la corrente di Carbini. Gavino Manca, che vorrebbe lanciare una ciambella di salvataggio, al momento non è stato in grado di tirar fuori dal cilindro il nome magico di un vicesindaco autorevole, che sia una sicura stampella per Nicola Sanna e che metta tutti d’accordo.

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