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S’alveschida, tra i ragazzi sorge l’alba del divertimento

S’alveschida, tra i ragazzi sorge l’alba del divertimento

PATTADA. Il gruppo dei “PdT” diventa associazione e prende il nome di “S’alveschida”. «Quella di costituirci come associazione – hanno raccontato i ragazzi - era un’idea che valutavamo da tempo e...

26 marzo 2017
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PATTADA. Il gruppo dei “PdT” diventa associazione e prende il nome di “S’alveschida”. «Quella di costituirci come associazione – hanno raccontato i ragazzi - era un’idea che valutavamo da tempo e proprio in questi giorni si è concretizzata. Il nostro progetto si chiamerà “S’alvéschida”, da un’idea del professor Angelo Carboni che ha perfettamente incontrato lo spirito col quale vorremo lavorare da qui in poi. Il termine “alvéschida” che deriva dal latino “albus” (bianco), in lingua sarda sta ad indicare le prime luci dell’alba. Il concetto di alba, intesa come momento di rinascita e risveglio, si sposa perfettamente con un’intuizione che vogliamo rendere comune e condividere con chiunque avrà la pazienza di seguirci». I ragazzi hanno iniziato a operare nel paese, come gruppo semplice, nel 2012. Tra gli eventi promossi il torneo di calcio Santa Sabina, la sfilata dei carri di carnevale e la partecipazione alle manifestazioni organizzate da altre associazioni locali. Quest’anno i ragazzi della neonata associazione culturale si impegneranno nella seconda edizione di “Abbuconizos e binu”, l’evento enogastronomico in programma il 22 aprile a Pattada, partecipando attivamente con l’allestimento della propria cantina. «L’associazione – hanno concluso - intenderà impegnarsi nel recupero di manifestazioni, sagre ed eventi propri della tradizione pattadese andati persi, ma anche nella proposta di nuovi format come manifestazioni culturali, musicali, cinematografiche. L’obiettivo perseguito è quello di inserire il centro in un itinerario di interesse turistico e ambientale che favorisca una migliore predisposizione di Pattada ad accogliere le esigenze e le attenzioni di un pubblico sempre più critico e curioso».

Elena Corveddu

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