La Nuova Sardegna

Sassari

Imprese al femminile, nell’isola è boom

di Silvia Sanna
Imprese al femminile, nell’isola è boom

Nel 2016 aperte 370 nuove attività, più della media nazionale

26 marzo 2017
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SASSARI. Non amano perdere tempo, appena nate sognano già di crescere. E molte ci riescono, grazie alla determinazione e a un alto grado di resistenza alle difficoltà. Che pure sono tante e spesso capaci di piegare anche i caratteri più forti. Le donne sarde invece vanno avanti, più di quelle del resto d’Italia. Le imprese al femminile, create e gestite da donne, sono una realtà in crescita: +1% nel 2016, una luce di speranza in mezzo ai tanti segni meno che ancora rallentano l’economia dell’isola. Le donne invece vanno più veloce: le imprese sono in aumento, i dipendenti anche e i fatturati – tra alti e bassi – danno la forza per andare avanti. In Sardegna sono 38mila le donne imprenditrici, di queste 6mila sono artigiane. Negli ultimi 12 mesi l’elenco si è arricchito di 370 new entry.

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Le sarde più brave. Oltre mare vince ancora il segno meno, l’isola invece inverte la tendenza. Le donne sono sempre più presenti in diversi settori artigiani. In particolare nel campo dell’abbigliamento, servizi alla persona, ma anche ristorazione, informazione e intrattenimento. «La crescita del mondo imprenditoriale femminile – dice lapresidente di Confartigianato Sardegna, Maria Carmela Folchetti – è un segnale molto positivo che potrebbe significare la ripresa del sistema produttivo regionale».

I tempi. Nascono con il turbo, fanno parlare di sè perché ottengono risultati importanti in tempi brevi. Ma è sulla lunga durata che le imprese al femminile arrancano, perché sono più fragili. Mediamente, hanno una vita più corta rispetto a quelle portate avanti da uomini: 12,9 anni, dice l’analisi della Confartigianato, a fronte di 14,7 anni per le imprese al maschile. Perché? «Sono più soggette alle intemperie – dice la Folchetti – per questo andrebbero tutelate».

Le difficoltà. La maggiore difficoltà è legata alla necessità di conciliare il lavoro con la famiglia. Mandare avanti un’impresa significa non guardare l’orologio e vivere in una situazione di costante reperibilità. Ecco allora che una parte di donne dopo un certo numero di anni getta la spugna, mentre tante non ci provano neppure. Confartigianato ha calcolato come il tasso di occupazione delle donne senza figli sia pari al 55,5% ma scenda al 52,8% per le donne con figli. Addirittura il tasso di occupazione scende al 44,7%per le donne con figli tra i 25 e i 34 anni. «Negli ultimi anni – aggiunge Maria Carmela Folchetti – sono stati fatti enormi passi avanti. Un esempio è il voucher baby-sitting, che ha segnato il superamento di un’incomprensibile disparità di trattamento tra dipendenti e titolari d’impresa».

Le richieste. Maggiore attenzione, finanziamenti non solo per le nuove iniziative ma anche per quelle che già esistono e hanno bisogno di mantenere le gambe solide. Le donne chiedono anche un occhio di riguardo verso chi concilia lavoro e famiglia, non vogliono che essere madri possa portare alla mortificazione professionale e dei loro sogni.

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