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Sassari

Gli ultras del Cagliari assaltano Sassari, ora ci dicano come è stato possibile

di Daniela Scano
Gli ultras del Cagliari assaltano Sassari, ora ci dicano come è stato possibile

IL COMMENTO - La domanda pretende una risposta istituzionale immediata perché è solo un caso che sabato a Sassari non sia morto nessuno

26 marzo 2017
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Come è stato possibile? La domanda pretende una risposta istituzionale immediata perché è solo un caso che ieri a Sassari non sia morto nessuno. Come è stato possibile che duecento ultras armati di oggetti e intenzioni inequivocabili abbiano potuto noleggiare quattro autobus a Cagliari e risalire indisturbati la statale 131 diretti a Sassari con il fermo proposito di mettere a ferro e fuoco la città che ha subìto inerme, impreparata e attonita tre ore di guerriglia urbana?

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La partita amichevole del Cagliari a Sorso è stata solo il pretesto. Questi personaggi non sono tifosi, ma bombe umane che fanno esplodere le proprie frustrazioni in mezzo alla gente. Si tratta di soggetti estremamente pericolosi: esaltati che hanno nomi e cognomi che dovrebbero stare nelle black-list delle questure che infliggono i Daspo, ma che dovrebbero essere ben noti anche alle società calcistiche. Quando decidono di fare del male, come è successo, questi ultras fanno rumore e danno segnali prima, durante e dopo. Ecco perché il blitz di ieri non avrebbe dovuto cogliere di sorpresa gli incaricati di monitorare gli spostamenti dei violenti. Se è successo, ci spieghino come e perché duecento esaltati che si presume debbano essere tenuti d’occhio, soprattutto in certe giornate, abbiano potuto realizzare impunemente gli atti di violenza che sono stati compiuti in città.

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La questura di Cagliari non sapeva niente della trasferta sassarese degli ultras? E se sapeva, ha allertato la questura di Sassari? Le tifoserie del Cagliari, lo stesso club, non avevano la minima idea di quanto stavano complottando gli ultras? Chi ha fatto salire sui pullman questi incivili pericolosi non si è accorto di avere a bordo gente armata con spranghe, bombe carta, petardi? E se si è accorto della cosa durante il tragitto, non ha pensato di fare una telefonata al 113? Oppure dobbiamo pensare che questa teppaglia abbia cantato “quel mazzolin di fiori” per tutto il viaggio per non fare capire all’autista che stava trasportando picchiatori? E a Sassari, dove pare che da giorni i tifosi torresini fossero sul chi vive per l’arrivo di «due o tre pullman», nessuno ha pensato di avvertire polizia e carabinieri che ieri sono arrivati in forze, ma a cose fatte?

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I duecento sono riusciti a risalire come una mandria imbizzarrita via Padre Zirano, via XXV Aprile travolgendo e colpendo tutto ciò che trovava sul suo cammino. Ieri il tratto di strada tra via Padre Zirano e la stazione ferroviaria è diventato “via della vergogna”.

È questa la sicurezza garantita ai cittadini, ancora di più di questi tempi e in una giornata straordinariamente a rischio come quella di ieri? Non può finire così. Non basta identificare gli autori materiali del pestaggio. Questa storia deve avere nomi e cognomi dei responsabili della guerriglia urbana ma anche quelli di chi, avendo il preciso dovere di monitorare i violenti e di prevenirne gli attacchi, non lo ha fatto, si è distratto, ha fatto finta di non sapere, ha sperato che non accadesse. Invece è accaduto e questa è una pagina nera per tutti.

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