La Nuova Sardegna

Sassari

Occupazioni abusive, sgombero certo

di Luigi Soriga
Occupazioni abusive, sgombero certo

La storia di Francesca, 21 anni e un bimbo di due mesi. «Mi hanno detto: c’è un alloggio vuoto, tu entra che non ti toccano»

24 marzo 2017
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SASSARI. Il Comune se lo sogna un censimento delle case popolari così aggiornato e in tempo reale. Una mappatura così certosina ce l’hanno solo le persone in cerca di un tetto dove mettere al riparo la loro povertà.

Francesca L. per esempio. Ventun anni, un bimbo di un mese e mezzo, nessun lavoro e un compagno disoccupato. «Prima stavamo da mia suocera – ma con l’arrivo del bambino non c’era più spazio. I soldi per l’affitto non li abbiamo, e un’amica ci ha dato l’imbeccata». Nelle palazzine di via Leopardi c’è un appartamento disabitato da mesi. «Perché non occupate quello?». E infatti Francesca, non appena partorito, decide di occupare. E lo fa con le modalità ormai stracollaudate: entra lei nell’appartamento, porta con sè il bimbo, dopodiché chiama i vigili urbani. Lo schema funziona: donna con bimbo ha impatto mediatico. Per il Comune è un grattacapo sociale difficile da gestire. Il marito, che in genere ha più possibilità di lavorare, non ha conseguenze penali. In genere ti lasciano in pace e la casa è tua. «Io non ho alcuna esperienza di occupazioni – racconta Francesca – mi hanno suggerito di fare in questo modo e mi sono fidata». Ma è un manuale di istruzioni datato e chi le ha dato la dritta è rimasta indietro di qualche puntata. «Appena occupi, avvisa i vigili urbani: in questo modo è come se regolarizzassi la tua posizione». Insomma, una sorta di ufficializzazione istituzionale di un preso possesso. Peccato che questo sistema poteva essere efficace sino al 2014, poi la legge 80 ha cambiato le regole. L’autodenuncia ora si trasforma in un boomerang. E infatti, tempo un paio di giorni, in via Leopardi hanno bussato i vigili urbani e l’assistente sociale.

Sgomberi inevitabili. «Noi siamo obbligati a comunicare l’occupazione abusiva all’autorità giudiziaria – spiega Gianni Serra – ce lo impone la legge. Sarebbe omissione di atti d’ufficio. E il magistrato a sua volta avvia le procedure che culminano nello sgombero. Nei decenni passati chi occupava nella maggior parte dei casi si assicurava un tetto per la vita. Ora è più così. E infatti nel 2016 abbiamo dovuto liberare 20 abitazioni, e nel 2017 abbiamo svolto già tre interventi. Si tratta sempre di situazioni difficili e molto spiacevoli da gestire, perché si ha a che fare col disagio. E infatti il nostro lavoro non si limita all’aspetto tecnico. Cerchiamo sempre di trovare una soluzione e nessuno finisce per strada».

Fame di alloggi. Attualmente su 1144 alloggi Erp comunali, ci sono 7 occupazioni abusive in atto. E poi ci sono altri 10 immobili, come ex asili o locali abitati senza alcun titolo. Il settore Patrimonio in tutti i casi ha attivato le procedure di sgombero. C’è una fame pazzesca di case, e le graduatorie sono lunghissime. Per questo c’è una guerra tra poveri, e alla solidarietà spesso si contrappone un regime cinico di delazione. Il problema numero uno è che chi ha ottenuto un’abitazione, pensa di avere acquisito un diritto per la vita. Ormai è sua: anche se eredita una fortuna, anche se trova un lavoro, e anche se poi in realtà abita in un altro alloggio.

Business subaffitti. Tanto è vero che il subaffitto delle case popolari è un vero businnes. Basti pensare che il canone dovuto al Comune o ad Area spesso non supera i 10 euro, e in nero se ne incassano 200.

Pochi controlli. Gli enti pubblici dovrebbero effettuare verifiche periodiche sui redditi, controllare antenne paraboliche, auto costose parcheggiate sotto casa, utenze luce intestate in altre abitazioni. Ma è un lavoro incrociato che raramente viene svolto in maniera puntale. Ma resta l’unico sistema valido per neutralizzare i professionisti dell’assistenzialismo.

Sanatorie. Altre volte è lo stesso Governo a metterci del suo: le sanatorie per le occupazioni abusive sono tante, l’ultima nel 2015. E questo ha funzionato da grande incentivo per i blitz nelle case. Ogni sanatoria significava poi una marea di alloggi che uscivano dalla disponibilità delle graduatorie. Ma le domande crescevano.

L’amico assessore. Anche la politica ha le sue colpe. Sino a una decina di anni fa erano gli stessi consiglieri comunali o addirittura qualche assessore a segnalare alle famiglie i locali da occupare. Perché questo significava indirizzare dei voti. E la legge 89, su questo versante, era un ulteriore incentivo. Più il locale era fatiscente, e più “l’improprietà dell’alloggio” garantiva punti nelle graduatorie Erp. La gente si autodenunciava e prendeva la residenza in garage o seminterrati umidi. Tanto poi il Comune o l’Area chiudevano gli occhi, perché era più semplice di affrontare un’emergenza sociale.

Ora però ogni occupante abusivo dovrà fare i conti con un inesorabile sgombero. Per Francesca il conto alla rovescia è cominciato. «Mi avevano illusa. Ero convinta poter avere almeno qualche mese di tranquillità, che consentissero a me riprendere a lavorare dopo la gravidanza e al mio compagno di cercare un’altra occupazione. In modo da pagarci un affitto. Ma adesso, se ci tolgono questo tetto, non sappiamo davvero dove andare».

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