La Nuova Sardegna

Sassari

Geosar, i 26 lavoratori verso la disoccupazione

di Gavino Masia
Geosar, i 26 lavoratori verso la disoccupazione

Il percorso di ricollocamento relativo al Parco geominerario ha escluso gli operai Impiegati nelle manutenzioni ma ora la Regione ha cancellato ogni speranza

24 marzo 2017
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PORTO TORRES. Dal percorso di rioccupazione per i lavoratori del Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna - disegnato dalla giunta regionale con la delibera approvata lo scorso 13 gennaio - sono rimasti a “piedi” i 26 operai turritani della Geosar che dal 2006 erano a disposizione dell’amministrazione comunale. Sia per gli interventi di manutenzione e ristrutturazione in tutta la città e sia per interventi sul Parco nazionale dell’Asinara. La loro stabilizzazione da ex lavoratori socialmente utili a lavoratori dell’azienda Geosar fu portata avanti dall’allora assessore alle Attività produttive Argentino Tellini, che riuscì a chiudere la vertenza con l’assessorato regionale al Lavoro per mettere gli stessi operai a disposizione del Comune e dell’Asinara con i fondi della Regione. Dal 31 dicembre 2016 sono invece inattivi loro malgrado e senza alcun contratto di lavoro, nonostante le promesse delle istituzioni, e percepiscono circa 800 euro al mese di Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego). Un sussidio di disoccupazione che dovrebbe durare 2 anni, con detrazione del 3 per cento ogni mese, e che viene considerato come solo contributo figurativo. L’amministrazione pentastellata ha chiesto alla Regione l’inclusione della Geosar nel Parco geominerario, considerando l’utilità di questi operai per le manutenzioni comunali, ma il direttore generale della Pianificazione urbanistica (Elisabetta Neroni) ha risposto che «difettano i requisiti di ammissibilità in ragione della mancata inclusione del Comune all’interno del Parco geominerario».

I 26 operai sono tutti padri di famiglia e con quei denari del sussidio devono riuscire a mantenere i figli agli studi, pagare mutui per la casa e mandare avanti dignitosamente la famiglia. «Dopo 11 anni di interventi di manutenzione a tutte le zone della città – lamenta uno dei lavoratori –, senza alcuna spesa per l’ente locale, non pensavano di essere trattati in questo modo: anche l’amministrazione comunale ha le sue colpe in quanto abbiamo chiesto più volte di essere sentiti in modo esaustivo e invece non ci è mai stata data una risposta rassicurante sulla vertenza». Tra i 21 Comuni ammessi all’interno del Parco non figura dunque Porto Torres, e da un giorno all’altro sono venuti a mancare gli importanti interventi di manutenzione a costo zero per l'amministrazione. «In questa vicenda la politica locale dovrebbe impegnarsi maggiormente per far capire alla giunta regionale l’importanza della nostra assunzione – aggiunge un altro lavoratore –, soprattutto in considerazione che ci troviamo all'interno di un’area complessa di crisi con un tasso alto di disoccupazione». In oltre un decennio di lavoro nel territorio comunale, gli operai della Geosar hanno tra le altre cose costruito l’ecocentro comunale, provveduto al rifacimento dei marciapiedi del centro cittadino (sostituendo pure le tubazioni obsolete), bonificato e ristrutturato l'ufficio di collocamento, ritinteggiato la facciata della chiesetta di Balai dopo aver eliminato le scritte fatte con spray nero da vandali. Senza dimenticare il grande lavoro fatto sull’isola dell’Asinara, a Cala d’Oliva, dove hanno contribuito a rivitalizzare il borgo ristrutturando immobili e altre infrastrutture di proprietà della Regione e del Parco. E ora il benservito nel silenzio generale.

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