La Nuova Sardegna

Sassari

Attacco a Westminster, la testimonianza di Manuel Cappai: faccia a faccia con l’attentatore

di Antonio Ledà
Attacco a Westminster, la testimonianza di Manuel Cappai: faccia a faccia con l’attentatore

Il pugile sardo era nel complesso parlamentare di Londra con la nazionale. «Abbiamo visto il killer accoltellare il poliziotto di guardia»

23 marzo 2017
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SASSARI. «Abbiamo sentito un gran boato ma non ci siamo preoccupati. Poi abbiamo visto un uomo correre verso di noi con due coltelli in mano. È stata una scena terribile come quelle che si vedono nei film. Sulle scale di Westminster si è avventato contro un poliziotto e l’ha colpito, una, due volte... forse di più. Siamo rimasti impietriti fino a quando abbiamo sentito i colpi di pistola. Solo a qual punto siamo tornati indietro rifugiandoci all’interno del Parlamento. Se fossimo stati dieci metri più avanti...».

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Alle 20 di ieri sera Manuel Cappai, uno talenti più puri del pugilato sardo (olimpionico a Rio e Londra) era ancora “ostaggio” dei forze di sicurezza britanniche in una dei palazzi simbolo della democrazia. «Ho le batterie del telefonino scariche e qui la linea è disturbata – racconta – però vi dico che stiamo tutti bene. Ci hanno chiesto di non uscire da Westminster, perché c’è il sospetto che il terrorista non abbia agito da solo e perché fuori ci sono gli artificieri che stanno esaminando un pacco sospetto. Non so quando potremo tornare in albergo ma, francamente, questo è l’ultimo dei problemi». Cappai era arrivato a Londra l’altro ieri con la nazionale di pugilato che questa sera dovrebbe salire sul ring per una tappa delle World Series contro una rappresentativa inglese (la sfida al momento non è confermata).

La delegazione azzurra aveva appena partecipato a una conferenza stampa organizzata all’interno del Parlamento e stava lasciando il palazzo proprio quando fuori si è scatenato l’inferno. «Eravamo ancora sulle scale – racconta il pugile sardo – quando abbiamo sentito un primo boato. Abbiamo pensato a incidente stradale ma abbiamo capito quasi subito che era qualcosa di molto più grave. A una ventina di metri da noi abbiamo visto un uomo con due coltelli in mano avventarsi contro un poliziotto. È stata una frazione di secondo, poi è intervenuto un agente in borghese. Ho udito tre spari in rapida successione e ho visto l’aggressore accasciarsi. A quel punto siamo rientrati nel Parlamento e siamo ancora qui. Ci hanno chiuso in una stanza con altri visitatori e una decina di parlamentari e ci hanno detto di non muoverci. Non so che cosa altro sta succedendo perché non ho informazioni fresche se non quelle che ci state fornendo voi. Però posso dire una cosa: avevo capito che per il poliziotto aggredito non c’era niente da fare. L’ho visto rialzarsi, poi cadere una seconda volta e rimanere immobile. E ho visto la ferocia di chi l’ha colpito e la sua volontà di uccidere».

Solo adesso, cinque ore dopo l’aggressione Cappai sembra aver realizzato di aver corso un bel rischio. «Se fossimo usciti dal Parlamento cinque minuti prima o se ci fossimo affrettati un po’ di più ci saremo trovati quell’uomo addosso e non so come sarebbe finita. Posso dire che ci è andata bene anche se è difficile non pensare a chi è stato meno fortunato. Sento dire che ci sono tre o quattro morti... È terribile e credo non riuscirò mai a dimenticare l’orrore di questo pomeriggio».

La nazionale Thunder di pugilato dovrebbe salire sul ring questa sera ma la sfida con i British Lionhearts valida per le World Serie of Boxing non è stata confermata. La squadra resterà comunque nella capitale inglese fino a domani.

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