La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, crisi in giunta: il Pd non decide

di Giovanni Bua
Sassari, crisi in giunta: il Pd non decide

Riunione fino a tarda sera nella sede del partito, Sanna non molla ma tra i “big” non c’è l’accordo

21 marzo 2017
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SASSARI. Troppo da ascoltare, troppo poco tempo per decidere. Non è bastata la riunione di ieri sera al partito democratico per sciogliere, o serrare, il nodo che stringe il collo di Nicola Sanna. E, dopo una lunga discussione a cui hanno partecipato più o meno tutti i presenti, si è deciso di aggiornare la seduta. A data da destinarsi, forse già oggi.

Di sicuro i toni e il clima erano ben diversi dal rovente faccia a faccia di venerdì. Con il gruppo consiliare che aveva attaccato frontalmente il sindaco, ed è arrivato ieri in via Mazzini ancora convinto che le elezioni fossero ormai inevitabili, oltre che auspicabili. Ben più manovriere le posizioni dei big (c’erano davvero tutti) del partito, con le solite critiche a comunicazione, condivisione e staff che non sono mancate, ma senza entrare mai nel merito di elezioni da anticipare e spine da staccare. Al massimo di «una soluzione che nessuno ha». Se il lavoro si dovrà fare verrà fatto, ma non è certo una maxi-riunione “di approfondita analisi” il luogo dove prendere decisioni di questo peso. Anche perché, dopo la prima sgrossatura, il Pd deve inevitabilmente aprire il tavolo agli alleati, che scalpitano.

Potrebbe esserlo la prima riunione di giunta dove arriverà il Bilancio. O la capigruppo, che si dovrebbe riunire domani per mettere in calendario la seduta del consiglio comunale. Che, come primo atto, dovrà ricostituire il plenum dell’assemblea surrogando il neo assessore Simone Campus con Maria Francesca Fantato. Seduta nella quale si dovranno sbloccare i lavori nell’ex fondazione Brigata Sassari, modificare il regolamento per la disciplina e l'esercizio del commercio su area pubblica e adottare definitivamente il Piano urbanistico attuativo di una lottizzazione a Li Punti, ma soprattutto provare per la prima volta i tacchetti in un terreno di gioco che, se i consiglieri saranno “costretti” a continuare, tornerà di colpo pesantissimo e assai scivoloso.

Entro la settimana poi servirà aver trovato la quadra tra le varie anime del Pd e la coalizione per rinominare presidenze e vice presidenze di tutte le commissioni. Decadute (mai coincidenza è stata più infelice) come da programma per il rinnovo di metà mandato. Refresh su cui in tempi leggermente più calmi è stato comunque impossibile iniziare, e che è indispensabile per incardinare il Bilancio, che deve comunque prima essere approvato in giunta, e che dove assolutamente arrivare in aula al massimo la prima settimana di aprile, già fuori tempo limite (la scadenza è il 31 marzo) ma ancora approvabile senza conseguenze.

Bilancio che l’assessore fresco di nomina Simone Campus ha ritirato come primo atto, dopo aver constatato che la temperatura nell’ultima riunione di giunta era oltre i livelli di guardia, ma aver anche incassato alcuni appunti, soprattutto degli assessori Fabio Pinna e Monica Spanedda, che ci si era ripromessi di risolvere con incontri bilaterali con gli uffici, chiaramente congelati.

Un programmino da brividi che lascia poco spazio a grandi riflessioni. Con il Pd che dovrà decidere il fretta se spostare o no l’interruttore su “off”, e capire ancor più in fretta se ha l’unità e la forza necessaria per farlo. Per ora è tutto rimandato a un nuovo confronto, a ranghi più ristretti. Da affiancare a nuovi incontri, questa volta più allargati. La sensazione è che le urne, dopo ieri, siano più lontane. Ma il clima pacato non deve trarre in inganno. È l’acqua cheta che distrugge i ponti. E i professionisti della politica questo bene lo sanno.

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