La Nuova Sardegna

PORTO TORRES. Nella zona artigianale di Porto Torres non sono mai state applicate le norme urgenti per l’attuazione e il funzionamento delle zone franche - istituite dalla Regione con legge numero 20 del 2013 - e il Comitato autonomo delle imprese locali nei giorni scorsi ha incontrato il nuovo prefetto di Sassari per denunciare le inadempienze riferite al sito industriale.

«Riteniamo gravissima la situazione – dice Arnaldo Melissa – e in qualità di imprenditori abbiamo denunciato come il territorio e la città siano devastati con circa il 60 per cento della forza lavoro disoccupata e senza futuro: non si intravedono interventi e investimenti e senza adeguate operazioni, come la fiscalità di vantaggio, anche le poche aziende rimaste sono destinate a morire». Il Cail ha ricordato che esistono circa 3700 zone franche in tutto il mondo e tutte hanno avuto esiti positivi e di rilancio in termini di investimenti e occupazionali: «Ci chiediamo perché in Sardegna, pur avendo le leggi che lo prevedono, le zone franche non decollano e poi non capiamo chi è che si oppone e per quale ragione». Per il Comitato nessuno verrà mai ad investire in un territorio compresso da vincoli come le bonifiche e le caratterizzazioni, assolutamente incompiute, dove non esiste ancora una banda larga degna di tal nome e le imprese sono vittime di continui disservizi. Con il decollo della zona franca, invece, si aprirebbero scenari nuovi e speranze per chi vorrebbe investire e insediarsi per produrre beni e servizi. «Abbiamo chiesto al prefetto un sostegno presso le istituzioni e anche segnalato che il malessere è talmente profondo che si sta pensando persino di rivolgersi alla autorità giudiziaria per le possibili inosservanze della legge, come appunto la numero 20 del 2013, da parte di chi doveva applicarle e di conseguenza sta bloccando lo sviluppo del territorio». (g.m.)