La Nuova Sardegna

Sassari

IL TRENO DEI SINDACI DELUSI

di DANIELA SCANO

di DANIELA SCANO Ci sono proteste che gli amministratori regionali vivono come seccature, malpancismi di cui non tenere conto. Sottovalutare le contestazioni è sempre un errore, per un politico,...

26 febbraio 2017
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di DANIELA SCANO

Ci sono proteste che gli amministratori regionali vivono come seccature, malpancismi di cui non tenere conto. Sottovalutare le contestazioni è sempre un errore, per un politico, perché a volte nascondono una disaffezione che potrebbe manifestare i suoi effetti nel lungo periodo. Come un treno che arriva in ritardo a destinazione, ma arriva. Uno di questi “convogli” è partito nei giorni scorsi dalla stazione di Giave, chiusa senza preavviso nel dicembre del 2015. La spiegazione ufficiale è stata che a Giave salgono e scendono pochi passeggeri. Secondo l’Unione dei Comuni del Meilogu, invece, quei numeri corrispondono a persone in carne e ossa che hanno perso un diritto.

Tredici sindaci hanno scritto al ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, chiedendogli di intercedere con il governo regionale e con Trenitalia che non rispondono alle richieste di ripristinare a Giave quattro fermate di treni locali. Una richiesta sensata che non ha ottenuto fino a oggi alcuna risposta. Un silenzio che offende.

I sindaci di Giave, Cheremule, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cossoine, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi e Torralba hanno usato – riferendosi all’atteggiamento della Regione Sardegna – parole pesanti come discriminazione, ingiustizia, insensibilità. «Come amministratori - scrivono - ci sentiamo semplicemente ignorati e privati anche della più elementare cortesia istituzionale di una risposta, magari anche negativa, ma argomentata nel merito del grave disagio che da oltre un anno continuiamo a rappresentare».

Non è normale che una comunità scriva a un ministro per chiedergli di farsi portavoce degli interessi del territorio con il governo locale. Dovrebbe essere normale chiedere al governo locale di intercedere con quello nazionale per la soluzione di problemi. Quando capita il contrario, come è successo nel Meilogu, è il caso che il governo regionale si chieda in che cosa ha sbagliato. Quella lettera al ministro è una sconfitta politica che viaggia a bordo di un treno carico di delusione. L’unica soluzione è quella di salirci in corsa e dare le risposte che i tredici sindaci chiedono.

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