La Nuova Sardegna

Sassari

Peste suina, basta truffe premi a chi «emerge»

di Elena Corveddu
Peste suina, basta truffe premi a chi «emerge»

Incontro di Laore a Bultei per fare il punto su incentivi e lotta all’illegalità Il comparto suinicolo è dimezzato e la carne arriva da Spagna e Continente

12 febbraio 2017
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SASSARI. Negli ultimi dieci anni, a causa della peste suina, il comparto suinicolo sardo si è dimezzato nei numeri dei capi allevati, circa 170 mila. E buona parte delle carni consumate in Sardegna viene dalla penisola o dall’estero. «Sconfiggere la peste suina significherebbe poter rimettere in moto il comparto che già sull’isola avrebbe potenzialità enormi di mercato». Parole del coordinatore territoriale delle produzioni animali di Laore Pasquale Marrosu dette all’incontro di giovedì, che si è svolto a Bultei, organizzato dall’agenzia regionale Laore Sardegna in collaborazione con i servizi veterinari, l’amministrazione comunale e il patrocinio delle associazioni di categoria. Obiettivo degli incontri è favorire l’emersione degli allevamenti illegali, contrastare la presenza del virus e illustrare tutti i vantaggi, soprattutto economici, messi a disposizione dal programma di sviluppo rurale.

E proprio questa è la notizia. «Chi passerà dall’illegalità alla messa a norma degli allevamenti - ha spiegato Daniela Sardo dell’Unità organizzativa sviluppo filiere carni e allevamenti minori di Laore - eviterà la sanzione di 10mila euro e potrà godere dei finanziamenti messi a disposizione dal programma di sviluppo rurale regionale».

Riguardo il virus, il dirigente veterinario della Asl di Sassari Giuseppe Bitti ha illustrato il nuovo piano straordinario di eradicazione 2015-2017 mettendo in evidenza gli sforzi della Regione che si sono concentrati sulla lotta all’illegalità, il divieto del pascolo brado e premialità. «In passato - ha osservato Bitti - si è premiato l’allevatore che aveva il focolaio: si abbattevano gli animali e si ripagavano gli allevatori delle perdite economiche. Oggi cambia tutto: viene premiato chi alleva bene e in sicurezza».

Bitti ha inoltre presentato un excursus sulla presenza del virus fra il domestico e il selvatico in tutta la provincia di Sassari con un focus specifico sul territorio del Goceano. Un report elaborato con i dati raccolti nelle aziende e i campioni prelevati dai cacciatori nei cinghiali abbattuti nell’ultima stagione di caccia. I territori occidentali sono quelli più al sicuro (fascia di pericolo fra 1 e 2), mentre quelli orientali presentano criticità. In fascia 3 i comuni di Nulvi, Sennori, Ozieri, Ittireddu, Bottidda, Bonorva. In fascia 4 Pattada, Bultei, Benetutti e Bono. Gli ultimi focolai nel domestico risalgono alla fine del 2015, tra Bultei e Benetutti, e marzo 2016 a Pattada. I dati sul selvatico hanno invece dimostrato che il virus è ancora presente fra i cinghiali, mentre sono stati quattro i casi di animali risultati malati fra i territori di Ozieri, Anela e Bultei.

Degli incentivi disponibili con il piano regionale e nazionale ha parlato Tommaso Betza, specialista di premi comunitari e sviluppo rurale di Laore.

L’esempio per tutti? La Spagna, che dopo trent’anni di lotta del virus è diventato il maggior esportatore di carni suine di tutta l’Unione europea e il terzo al mondo dopo Stati Uniti e Cina.

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