La Nuova Sardegna

Sassari

Gli esperti: qualità della vita e ricchezza culturale, la sfida per il rilancio

di Alessandra Sallemi

La ricetta del sindaco di Sorradile per tenere vivo il paese: cittadinanza onoraria a imprenditori e animatori di eventi

19 dicembre 2016
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CAGLIARI. Daniela Ducato, ormai imprenditrice di successo, quando ha cominciato la sua avventura professionale (nella bioedilizia) non ha puntato su una piazza internazionale ma, anzi, dalla natìa Cagliari ha scelto di mettere su famiglia e lavoro a Guspini, paese dove trent’anni fa si notavano «immondizie a ogni angolo» per non parlare degli «spacciatori di droga». Oggi è un paese diverso, si presenta perfino come meta turistica: una nota positiva al dibattito sullo spopolamento dei paesi della Sardegna, generato dalla ricerca del collettivo Sardarch. Il filo rosso degli interventi è stato su un doppio binario: evitare l’idea che contro lo spopolamento ci sia un’unica ricetta, raccogliere esperienze e ragionamenti per trovare una strada alternativa allo scenario rilanciato dallo studio del 2013 secondo il quale fra 60 anni 31 paesi non esisteranno più. Daniela Ducato va orgogliosa della sua cittadinanza onoraria di Sorradile: «Il sindaco di questo centro a rischio di estinzione dà la cittadinanza a persone attive in tanti settori e in cambio ripopola il paese di creatività, facciamo incontri periodici con altri cittadini onorari e progettiamo tante cose». L’archeologo Manuele Curti, tra i protagonisti di Matera capitale della Cultura: «La sfida è capire quali siano le trame del tessuto sociale che hanno ancora valore». Paolo Prosperini, responsabile della strategia nazionale per le aree interne, conosce l’Alta Marmilla perché fa parte delle 68 zone selezionate: «Pau ha un museo dell’ossidiana che fa numeri incredibili, l’attrattività è anche nella qualità della vita: vuol dire che qualcosa si muove sottotraccia, bisogna farla emergere e favorire la contaminazione». Roberto Spano, ad di Sardex, ha spiegato che il circuito economico ideato nell’isola si fonda sull’antico valore dell’auto aiuto delle comunità sarde (s’aggioddu torrau, l’aiuto restituito), il punto è che «bisogna andare nei territori, le reti vanno agìte più che descritte. Per noi il concetto di crisi è estraneo, esiste invece un cambio strutturale nelle relazioni sociali, noi permettiamo ai territori di utilizzare beni e servizi senza usare l’euro, lo scenario che ha dimostrato di poter funzionare è una connessione che attiva intelligenze nel territorio, dal basso, una strada interessante per pensare l’economia locale. E se l’economia da estrattiva diventa generativa – ha aggiunto Spano – , oltre le imprese possiamo vedere i cittadini e avviare per esempio la sperimentazione che da 5 settimane facciamo a Sassari assieme alla Fondazione Sardegna, il Socialpay, un mezzo di pagamento temporaneo rivolto alle povertà estreme». Un applauso per Francesco Mura, sindaco di Nughedu Santa Vittoria: «Lo spopolamento è ormai una ossessione, serve invece che i nostri giovani prendano in mano la globalizzazione e ne facciano un uso vantaggioso per noi».

Anche le immigrazioni sono state valutate: «In Sardegna – ha detto l’antropologo Francesco Bachis – il flusso migratorio non ha contrastato lo spopolamento». Antonello Cabras presidente Fondazione di Sardegna, tra l’altro, ha osservato: «I minori non accompagnati possono creare invece un fenomeno più strutturato: accogliendoli si risolve una questione umanitaria e si arricchisce il tessuto sociale». I dibattiti sono stati coordinati dalle giornaliste Monica Magro e Carla Frogheri.

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