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Sassari, gattino ferito con un petardo in bocca

Sassari, gattino ferito con un petardo in bocca

Colletta su Fb per sostenere le spese di un intervento chirurgico. Tre mici avvelenati in via La Malfa

13 dicembre 2016
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SASSARI. Crudeltà e stupidità allo stato puro. Non si possono definire in altro modo i due episodi che hanno causato la morte di tre gattini “di quartiere” in via Ugo La Malfa e il ferimento di un altro micio nelle campagna di Li Punti.

Ma proprio questo secondo episodio è quello che manifesta la stupidità assoluta dell’autore (o degli autori) del gesto che ha portato al ferimento del gatto. Un micio al quale è stato fatto esplodere un petardo in bocca. A fare la scoperta una giovane donna che vive a Li Punti e che ha soccorso immediatamente l’animaletto ferito. Micio che è stato curato in un ambulatorio veterinario privato di via Pascoli i cui titolari dovrebbero operare il gatto per l’asportazione di un occhio, la rimozione dei denti danneggiati dall’esplosione e la ricostruzione della mascella e dell’articolazione. Intervento che costa 600 euro (compresi i medicinali e la degenza), spesa che la giovane donna non può affrontare da sola e che per questa ragione ha avviato su Facebook una colletta alla quale si può partecipare anche recandosi direttamente nell’ambulatorio di via Pascoli.

In via Ugo La Malfa, invece, i soli ignoti hanno fatto ricorso al veleno. Una uccisione quasi annunciata. I tre animali, infatti, erano stati adottati dal quartiere e venivano accuditi da due donne. E nei giorni scorsi, sul parabrezza dell’auto di una delle donne, era stato appoggiato un biglietto con il quale uno sconosciuto invitava le “gattare” a non curare più quei mici perché «puzzano e danno fastidio».

Un primo gatto è stato ucciso avantieri, ma in un primo momento si era pensato a una morte naturale. Ieri, invece, la morte di altri due mici ha fatto capire che non si era trattato di una casualità. In via Ugo La Malfa sono arrivati gli uomini della polizia locale che hanno effettuato un sopralluogo alla ricerca di altre esche avvelenate, e un veterinario della Asl. Che non ha potuto fare nulla anche se uno dei mici, Nerina, respirava ancora poichè la norma non prevede il “pronto soccorso” per gli animali randagi.

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