La Nuova Sardegna

Sassari

Una raccolta di trecento opere

Una raccolta di trecento opere

La critica attribuisce al grande artista la capacità di illustrare un’isola primordiale

03 dicembre 2016
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SASSARI. Acquistata nel 1956, dalla Regione, a condizione che fosse esposta interamente a Sassari, la collezione di circa 300 opere, venne custodita fino al 1984, quando venne allestita la prima mostra antologica. La critica isolana, negli anni, è stata un po’ controversa nei confronti di Giuseppe Biasi, alcuni gli attribuivano la capacità di illustrare la cultura tradizionale sarda, ma il vero riconoscimento della sua caratura artistica avviene in tempi relativamente recenti. Dopo i primi avvii, a Sassari, dove era nato nel 1885, da famiglia di origine veneta, Biasi inizia l’attività artistica da autodidatta per compiere poi un lungo viaggio nella Sardegna dell’interno che lo porterà alla scoperta di una terra “esotica”, sfiorata appena dal progresso. La sua attività è instancabile: in quegli anni visita Teulada, Ollolai, Ittiri e, dopo un a parentesi in Egitto, di nuovo nell’isola a Orgosolo e Oliena. Siamo ai primi del Novecento, in un’isola quasi incontaminata che ritrae nelle sue opere introducendo nel linguaggio pittorico elementi di novità formali e cromatici. Continua la tradizione di Satta e Ballero, e, dopo il fortunato avvio alla biennale di Venezia (1909), con la tempera "Processione a Fonni", prende parte al movimento pittorico delle cosiddette "Secessioni" romane. La critica è ormai concorde nel ritenere che Biasi sia stata la personalità più prestigiosa della pittura in Sardegna nei primi decenni del secolo appena trascorso. Giuseppe Biasi muore in circostanze tragiche nel 1945 lungo il tragitto tra Biella e Andorno Micca dove, insieme ad altri, andava verso un campo di prigionia. Le spoglie dell’artista torneranno a Sassari solo nel 1994. (a.me.)

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