La Nuova Sardegna

Sassari

corte d’appello

Tentato omicidio, 4 e 5 anni confermati per padre e figlio

SASSARI. Concesse le attenuanti generiche, in primo grado erano stati condannati rispettivamente a cinque anni e nove mesi e a quattro anni e nove mesi Salvatore e Antonio Garau, padre e figlio...

01 dicembre 2016
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SASSARI. Concesse le attenuanti generiche, in primo grado erano stati condannati rispettivamente a cinque anni e nove mesi e a quattro anni e nove mesi Salvatore e Antonio Garau, padre e figlio accusati del tentato omicidio dell’operaio sassarese Christian Cappai.

Ora anche la corte d’appello ha confermato le condanne accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale Paolo De Falco. Cappai, 40 anni, a marzo del 2015 rimase ferito nel quartiere di Monte Rosello e padre e figlio erano stati accusati di averlo colpito con alcune coltellate nella scalinata tra via Farina e via Ogliastra. L’operaio rischiò la vita perché il coltello gli perforò un polmone. Dall’attività investigativa svolta dai carabinieri era emerso che i due Garau si erano presentati armati di coltello a un incontro con la vittima per chiarire vecchie storie. In primo grado il medico legale Francesco Lubinu disse che le lesioni riportate da Cappai erano talmente gravi che avrebbero potuto ucciderlo. Soprattutto quelle provocate dalle due coltellate che interessarono il “quadrante retrostante il cuore”. La difesa - rappresentata dagli avvocati Elias Vacca e Pasqualino Federici - aveva invece sempre sostenuto che il giovane Garau avesse ferito accidentalmente Cappai con un movimento all’indietro dopo essersi inchinato per recuperare il coltello (caduto dalle mani della vittima) nel tentativo di difendersi dalla sua aggressione. Ma il chirurgo Luigi Topa, che operò Cappai, raccontò ai giudici che la punta del coltello affondò per 7 centimetri, un colpo diretto e così violento da riuscire a frantumare l’osso della spalla. Ricostruzione compatibile con una aggressione frontale. La vittima, assistita dall’avvocato Giuseppe Onorato, ha sempre detto che la prima coltellata alla spalla arrivò per mano di Garau padre che lo aggredì mentre lui colpiva a terra suo figlio, le altre due per mano del ragazzo. Tesi che il giudice condivise allora e che, evidentemente, è stata accolta anche dal collegio d’appello presieuduto da Plinia Azzena (a latere Marina Capitta e Massimo Zaniboni). (na.co.)

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