La Nuova Sardegna

Sassari

Cantieri fantasma sulla Abbasanta-Olbia

Cantieri fantasma sulla Abbasanta-Olbia

Alà Dei Sardi, interrogazione di Sel a Pigliaru e Maninchedda per i lavori annunciati ma mai avviati

01 dicembre 2016
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DEI SARDI. Sono passati quattro mesi dall’annuncio dell’inizio dei lavori per il collegamento della strada Abbasanta-Buddusò-Olbia, e precisamente del tratto Alà dei Sardi-bivio Padru, ma ancora nessun cantiere è stato avviato. A ricordarlo martedì mattina in consiglio regionale è stato Daniele Cocco, capogruppo di Sel, con un’interrogazione al presidente Pigliaru e all’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda. Cocco chiede che «vengano messe in atto tutte le azioni necessarie al fine di garantire un celere inizio dei lavori e il rispetto della tempistica prevista per la realizzazione dell’opera». La notizia della consegna dei lavori del tratto di strada che collega Monte Acuto, Goceano e Marghine a Olbia, aeroporto e costa era stata data proprio da Maninchedda lo scorso luglio ad Alà dei Sardi. A quell’incontro presenziarono l’amministratore straordinario della Provincia di Sassari e dell’area omogenea di Olbia-Tempio, Guido Sechi, numerosi consiglieri regionali e i sindaci del territorio. «Il ritardo nell’inizio dei lavori – spiega Cocco – non fa che aumentare le situazioni di disagio e di pericolo che i pendolari di Monte Acuto, Marghine e Goceano devono quotidianamente affrontare per raggiungere Olbia e i maggiori centri della Gallura». Le preoccupazioni di Cocco affondano le radici in quella situazione di isolamento che sempre più colpisce i piccoli paesi, già fortemente penalizzati per la posizione geografica. La strada che collega zone interne a importanti centri non sembra poter vedere una fine. L’iter burocratico era stato lunghissimo, come spiega Cocco: «L’approvazione del progetto, la fase di appalto e la consegna dei lavori hanno subìto molteplici rallentamenti di carattere amministrativo, progettuale e autorizzativo per poi, finalmente, arrivare alla fase di validazione del progetto». E conclude: «Servono risposte ancora più celeri».

Elena Corveddu

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