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Sassari, il Tar annulla la nomina del procuratore della Repubblica

di Gianni Bazzoni
Gianni Caria
Gianni Caria

I giudici hanno accolto il ricorso presentato da Elena Pitzorno contro la delibera del Csm che aveva indicato Gianni Caria

09 novembre 2016
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SASSARI. Un “vizio di carattere procedimentale”. L’ha rilevato il Tribunale amministrativo regionale del Lazio (competente per territorio) che ha accolto il ricorso presentato da Elena Pitzorno - che da anni guida la procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Sassari - contro la nomina di Gianni Caria a capo della procura della Repubblica del Palazzo di giustizia di via Roma.

Una iniziativa legale, quella assunta dalla dottoressa Pitzorno, contro il Consiglio Superiore della Magistratura e il ministero della Giustizia e nei confronti del “concorrente” Gianni Caria per rivendicare che il posto di massimo dirigente della Procura sassarese spettasse a lei.

La decisione è stata assunta dalla Sezione Prima che aveva preso in carico (nel mese di aprile) il caso dopo il ricorso presentato dalla Pitzorno.

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Una materia delicata, nella quale si incrociano le competenze e l’autonomia garantita dalla Costituzione del Consiglio superiore della Magistratura (per le nomine dei magistrati), ma anche la necessità che la commissione del Csm possa e debba agire sulla base di parametri valutativi che devono restare tali dall’inizio alla fine dell’istruttoria.

Nel caso specifico, invece - secondo la ricorrente, e vista la decisione del Tar (presieduto da Rosa Perna, l’estensore era Lucia Maria Brancatelli), «la proposta originariamente formulata e approvata dalla Quinta Commissione del Csm (e sulla quale il ministro della Giustizia aveva espresso il proprio parere favorevole) non coincide con quella poi definitivamente approvata dal plenum nella seduta del 24 febbraio 2016».

Nelle deduzioni difensive, Csm e Ministero, ma anche i legali del procuratore capo Gianni Caria hanno sostenuto «la presenza di meri errori formali nella delibera originaria, oggetto di correzione attraverso la sostituzione con un testo emendato e sottoposto al plenum». In sintesi, la «divergenza tra i due testi sarebbe solo apparente e le due proposte avrebbero contenuto ontologicamente identico».

Una tesi che, però, non è stata condivisa dai giudici del Tar i quali hanno sostenuto, invece, che il contenuto del secondo testo differisce sensibilmente da quello oggetto di approvazione da parte della Quinta Commissione e di concerto con il Ministero». Il Tar, infatti, sostiene che ci sarebbe stata una riscrittura «non solo di carattere formale ma sostanziale della proposta» e non ha condiviso l’affermazione che «detta emenda non avrebbe inciso con assoluta certezza sul risultato finale». Cosa di cui si sono detti sicuri, dal canto loro, Csm e ministero della Giustizia. Ora la procedura è tutta da rifare. O almeno questo è il rischio.

Ieri non ci sono state dichiarazioni da parte degli interessati, come è ovvio che sia in una fase così delicata. Ma è facile immaginare che ministero della Giustizia e Consiglio Superiore della Magistratura presentino ricorso al Consiglio di Stato. Così come è molto probabile che il procuratore Gianni Caria avanzi richiesta di sospensiva della sentenza, soprattutto per evitare - nella situazione che si è venuta a creare - un vuoto di governo della magistratura sassarese.

Se la richiesta dovesse essere accolta dal Consiglio di Stato, si andrebbe avanti fino al nuovo pronunciamento da parte del Consiglio superiore della Magistratura che - nel frattempo - dovrebbe riavviare la procedura per la nomina del capo della Procura sassarese, carica alla quale aspira anche la dottoressa Elena Pitzorno che ha ottenuto il primo pronunciamento favorevole da parte del Tar del Lazio. In caso contrario, e in attesa della nuova nomina, l’ufficio di capo della Procura sarà retto dal magistrato più anziano: il dottor Paolo Piras che già aveva ricoperto l’incarico nella fase di passaggio tra Roberto Saieva e Gianni Caria.

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