La Nuova Sardegna

Sassari

Migranti, nell'isola 16mila sbarchi in tre anni: ma non c’è l’invasione

Migranti, nell'isola 16mila sbarchi in tre anni:  ma non c’è l’invasione

Presentato dall’Università di Cagliari il dossier su arrivi, flussi e integrazione

28 ottobre 2016
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Migranti e immigrati: attenzione, non sono sinonimi e neanche il risultato di chissà quale trucco enigmistico. I primi fuggono dalla guerra, dai massacri, dalle stragi religiose, per diventare ostaggio degli scafisti, mercanti maledetti, fino allo sbarco (se ci arrivano) sulle coste di una presunta "terra promessa". Gli immigrati sono tutt'altro: abitano e lavorano oltre i loro confini per scelta e fino a essere, spesso ma non sempre, nostri integrati vicini di casa. La differenza è netta, non capirla significa scatenare allarmismi, conflitti sociali e razzismo strisciante, insinuato soprattutto fra i giovani, come se non bastasse quello becero palese degli adulti. La spiegazione era dovuta ed è da questa differenza sostanziale che ha preso spunto il dossier statistico "Immigrazione 2016".

Curato a livello nazionale dal Centro studi Idos, in collaborazione col mensile Confronti e l'Ufficio contro le discriminazioni, il capitolo sulla Sardegna è invece frutto delle indagini del gruppo di ricerca "Relazioni industriali" che fa capo alla facoltà cagliaritana di Scienze politiche. Bene, in un caso e nell'altro, quando si parla di migranti o d'immigrati, numeri e tabelle confermano che non è «in atto alcuna invasione», però l'emergenza esiste, eccome, ma non siamo alla catastrofe. L'isola è per tutti o quasi tutti gli stranieri più che altro "terra di transito" e patria momentanea. Certo, bisognerebbe fare di più per andare oltre, l’obiettivo finale dovrebbe essere l'integrazione ma questo passaggio decisivo è spesso stretto e difficile. Perché se vogliamo che migranti e immigrati diventino finalmente una risorsa economica e sociale e lo possono essere, c'è ancora un enorme lavoro da fare sulle coscienze indigene e forestiere. È arrivato il momento di provarci.

Migranti. Nel dossier presentato dalla ricercatrice Tiziana Putzolu e ribadito dal riepilogo regionale della Prefettura di Cagliari, gli sbarchi sono stati 16mila negli ultimi tre anni, con un aumento considerevole dal 2014. Ma in appena 1.215 sono arrivati da soli sui barchini e gommoni, la Sardegna non è Lampedusa. Tutti gli altri sono stati salvati in mare dalle navi umanitarie che pattugliano un cimitero chiamato Mediterraneo. Con in più questa seconda verità: superata la fase della prima accoglienza, in cui la Sardegna si è dimostrata molto più preparata di altre regioni, il problema è in quello che accade qualche mese dopo. I migranti e tra l’altro è sempre più alto il numero dei minori non accompagnati, un dramma nel dramma, sono scaricati sulle spalle di Comuni e comunità che non sono stati preparati ad accoglierli. «Le imposizioni non vanno bene – ha detto il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano – la strategia vincente dev’essere quella del coinvolgimento». L’appello è stato lanciato.

Immigrati. Nel 2015, è scritto nel dossier, i residenti stranieri in Sardegna sono aumentati di 2.346 unità e ora in totale sono 47.425, il 2,9 per cento della popolazione. La media nazionale è molto più alta, 8,3, ecco perché anche in questo caso è un errore gridare all’invasione. Che non è neanche religiosa: la maggior parte dei «nuovi italiani» è di fede cristiana, i musulmani sono solo tre su dieci. Oltre il 50 per cento dei nuovi iscritti all’anagrafe sarda arriva dall’Europa, con la Romania al primo posto (28,6). Al secondo la comunità marocchina, sotto il 10, terzi i senegalesi, 8,9, quarti i cinesi, 6,8, e in aumento.

Gli stranieri residenti si sono insediati soprattutto nei Comuni costieri, con la provincia di Olbia-Tempio che registra la concentrazione più alta: 11.626, il 7,4 per cento della popolazione. Snobbate le zone interne, a cominciare dall’Ogliastra, con appena 919 stranieri residenti, mentre è proprio lì che potrebbero dare un contributo contro lo spopolamento. I lavoratori forestieri sono poco più di 25mila e in gran parte impegnati nel settore servizi, 63,8 per cento, e appena il 9,9 in agricoltura. Dipendenti, ma anche imprenditori: il numero delle loro aziende ha superato la soglia delle diecimila. Ed è gente che non si dimentica delle origini, come facevano negli anni Cinquanta i nostri emigrati: le loro rimesse ammontano a 62mila euro l’anno. Ci sarebbero molti altri numeri, ma bastano questi per dire: la discriminazione è una follia e i muri anche.

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative