La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, due milioni di euro per il restauro di undici chiese

di Antonio Meloni
La basilica di Saccargia
La basilica di Saccargia

Accordo tra la Diocesi, la Regione e i Comuni del Coros-Meilogu per ridare lustro alle testimonianze di epoca romanica

27 ottobre 2016
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SASSARI. L'idea è quella di ridare lustro a undici chiese romaniche sparse in un vasto territorio che abbraccia buona parte del Nord Sardegna. Per farlo sarà stipulato un accordo fra la diocesi turritana, l'Unione dei comuni del Coros e del Meilogu e la Regione Sardegna. Il progetto è parte integrante di un programma di più vasta portata che la Conferenza episcopale sarda intende avviare per il restauro di un centinaio di chiese romaniche in tutta l'Isola.

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I dettagli sono stati illustrati nei giorni scorsi, nella sala "Isgrò" dell'arcidiocesi di Sassari, durante un incontro coordinato da monsignor Giancarlo Zichi, direttore dell'Ufficio beni culturali ed ecclesiastici. Il progetto, denominato "Itinerari di fede e di arte romanica nel Logudoro e nel Meilogu", dovrebbe prendere il via grazie a un finanziamento di due milioni e 100 mila euro con un piano triennale destinato, nel contempo, a incentivare e potenziare le iniziative culturali legate all'economia turistica locale.

La diocesi di Sassari si impegna a garantire il 50 per cento dell'investimento totale (un milione e 50 mila euro), il rimanente spetta alla Regione Sardegna attraverso i fondi del Piano operativo regionale 2014-2020 e all'Unione dei Comuni, che dovrà anche assicurare la piena intesa fra le amministrazioni e indire una manifestazione d'interesse per il relativo affidamento dei lavori. «L'itinerario proposto - ha spiegato l'architetto Monica Ortu (Ufficio Beni culturali della diocesi), che ha curato il progetto - tocca alcune tra le più significative testimonianze dell'architettura romanica e della tradizione monastica in Sardegna».

Un lungo percorso che dall'agro di Sassari arriva fino al vasto territorio del Logudoro dove sorgono chiese e monasteri che, attraverso le loro alterne vicende, hanno contribuito a scrivere pagine importanti di storia sarda. Va da sé che il progetto non si esaurisce con il restauro in senso stretto, ma ricade sull'economia e sul turismo dei centri che aderiscono all'intesa. I lavori di recupero, si diceva, riguardano undici chiese: Santa Maria in Contra (Cargeghe), Sant'Antonio Abate (Florinas-Ossi), Santa Maria di Cea (Banari), San Michele di Salvenor (Ploaghe), Santa Croce (Usini), Sant'Enoch e Sant'Elia (Siligo), Sant'Anastasia (Tissi), Santa Maria di Cabu Abbas (Torralba), San Pietro di Sorres (Borutta), San Leonardo di Cuga (Ittiri) per chiudere con la più nota, la Santissima Trinità di Saccargia (Codrongianos).

All'aspetto storico-artistico e devozionale va sommato quello legato alle ricadute che il progetto avrà sull'indotto, basta pensare alle imprese, alle maestranze al materiale che saranno impiegati per realizzare le opere. Si tratta di un programma di ampio respiro in grado di dare, nel breve e medio periodo, una provvidenziale boccata d'ossigeno a un territorio fiaccato da una crisi che non accenna a passare. Il progetto varato dalla Conferenza episcopale sarda, infatti, è ripartito in due filoni: "Sardegna in cento chiese" e "Mille feste in un'isola di santi". Il secondo, in particolare, riguarda la valorizzazione delle feste campestri legate agli edifici sacri interessati dai lavori di restauro, un ambito importante in cui devozione e turismo si intrecciano innescando processi in grado di fare da incentivo all'economia delle aree interne.

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