La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, ricatto a luci rosse: a processo due estorsori

di Nadia Cossu
Sassari, ricatto a luci rosse: a processo due estorsori

Vittima per mesi di un fantomatico investigatore privato: «Paga 12mila euro o tuo marito ti vedrà con il tuo amante». La donna si ribella e fa arrestare lui e il suo complice

20 ottobre 2016
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Per mesi aveva vissuto nell’angoscia, convinta che prima o poi quell’investigatore privato che continuava a ricattarla scrivendole delle lettere, avrebbe spedito a suo marito foto «compromettenti» che la ritraevano in compagnia di un presunto amante, «attorcigliati, nudi, vicino a una pineta nella zona di Alghero». Era terrorizzata e per questo non aveva mai avuto il coraggio di denunciare tutto alla polizia.

Il (fantomatico) investigatore chiedeva soldi: «Paga dodicimila euro e tuo marito non saprà nulla». Ma il piano era saltato: la polizia, a dicembre del 2014, aveva infatti arrestato tre persone per la tentata estorsione. Ieri mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Salvatore Marinaro, si è aperto il processo nei confronti del sassarese Gonario Marras (di 54 anni, difeso dall’avvocato Elena Ledda) e del nulvese William Pinna (di 36, assistito dall’avvocato Antonio Secci), la terza persona coinvolta nei fatti nel frattempo è deceduta. Il processo è stato aperto e rinviato al 5 aprile per sentire la donna vittima del ricatto.

L’indagine era partita in seguito a una soffiata arrivata alla polizia. Una persona che frequentava un internet point in città un giorno aveva sentito due uomini discutere tra loro su una lettera di ricatto da inviare a una donna alla quale dovevano estorcere denaro. I due avevano però commesso un errore grossolano: erano andati via dall’internet point lasciando sullo schermo la bozza della lettera. La persona che involontariamente aveva assistito alla scena aveva chiamato la polizia. Due agenti della quarta sezione avevano raggiunto immediatamente il loro informatore e attraverso quel computer erano risaliti alla vittima. L’avevano contattata e convocata in questura e qui lei si era lasciata andare raccontando di quei mesi di paure. Aveva iniziato a ricevere lettere di ricatto mesi prima e non ne aveva mai parlato perché era sposata e aveva dei figli. Ma a un certo punto aveva deciso di affidarsi alla polizia.

A processo è finito anche l’uomo che si era finto vittima anche lui del ricatto: Gonario Marras, appunto. L’aveva contattata, lei ci aveva parlato perché lo aveva conosciuto per motivi di lavoro tempo prima. Le aveva confidato di essere a sua volta stato contattato da quell’investigatore privato che gli chiedeva soldi. A un certo punto, dopo un lungo scambio di messaggi telefonici, il fantomatico investigatore privato aveva accettato la richiesta della donna (suggerita dalla polizia) di abbassare “il prezzo”: settemila anziché dodicimila euro. Marras le offre il suo “aiuto”: «Se vuoi puoi dare a me i soldi e poi li consegno io all’investigatore privato». Ma il piano della polizia è già pronto e la donna concede a Gonario Marras solo di accompagnarla all’appuntamento. Gli agenti entrano in azione e arrestano i tre.

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative