La Nuova Sardegna

SASSARI. Le scritte razziste «Il Monte ai Sassaresi, non vi vogliamo: fuori i negri» e «Fuori gli stranieri», nel campetto di calcio di via Manzoni non ci sono più. Ieri mattina gli operai del Comune si sono armati di vernice gialla e di tinta verde e hanno ridipinto i gradini del playground scolastico. Il campetto è diventato il simbolo della partita per l’integrazione che si sta giocando nel quartiere del Monte Rosello, dove è stato aperto un centro di accoglienza per migranti che ospita 160 extracomunitari.

Quel fazzoletto in erba sintetica per gli immigrati è una delle possibilità di svago in una realtà sociale molto avara di contatti e diversivi. Ma è anche il classico spazio aperto al quartiere, luogo di ritrovo dei ragazzini e degli studenti dell’istituto comprensivo. Un’oasi di svago che da potenziale zona franca di amicizia e integrazione stava per diventare un altro luogo di conflitto sociale. «Il campetto è dei ragazzi sassaresi, i mirganti non hanno alcun diritto di utilizzarlo», si sono affrettati a dire mamme e nonne. Ma per fortuna ha prevalso il buon senso e le cose hanno preso una piega diversa. Già due pomeriggi fa il campetto di via Manzoni è l’immagine dell’inclusione e dell’accoglienza. Alcuni ragazzoni di colore giocano a pallone con due bambini del quartiere e gli battono il cinque ogni volta che i nanerottoli segnano un gol. In effetti, quando la dirigente scolastica Rita Spanedda era andata al centro di accoglienza di via Planargia per fare una chiacchierata con i migranti, loro erano ignari e molto stupiti di tutto questo polverone. «A noi farebbe solo piacere giocare con gli altri ragazzi sassaresi», è stata la loro risposta.

E sarebbe bello che tanti ragazzi del quartiere si scrollassero di dosso i pregiudizi domestici e andassero al campetto con la sola voglia di dare un calcio al pallone e uno al razzismo. (lu.so.)