La Nuova Sardegna

Sassari

Allarme latte, per il mangime contaminato indagini in tutta l’isola

Simonetta Selloni
Allarme latte, per il mangime contaminato indagini in tutta l’isola

Dopo il sequestro di 30mila litri di prodotto da parte della 3A di Arborea. La farina di mais con aflatossine è stata venduta a diversi allevamenti sparsi in Sardegna

05 settembre 2016
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ARBOREA. Si allargano a tutta l’isola gli accertamenti sul mangime contaminato da aflatossine, che alla 3A di Arborea venerdì scorso ha provocato lo stop al ritiro del latte conferito da una cinquantina di produttori, di cui una trentina nell’oristanese e una ventina sparsi nel resto della Sardegna. Questo mentre l’allarme ad Arborea sta rientrando: per tutta la giornata di ieri sono proseguiti le analisi su ogni singola mungitura, dopo che il sistema dei controlli interni alla 3A aveva evidenziato i valori oltre soglia dell’aflatossina M1, che i bovini sviluppano dopo aver ingerito – in grandi quantità – farine di mais contaminate.

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«Già oggi (ieri per chi legge ndr) i parametri di M1 si sono ridotti sensibilmente e molti dei produttori hanno potuto riprendere il normale conferimento. Il problema adesso è circoscritto a una quindicina di aziende», ha sottolineato Francesco Casula, direttore generale della 3A. A monitorare i parametri è il Servizio di igiene degli allevamenti della Asl 5 di Oristano, diretto da Renato Uleri: la 3A, dopo aver bloccato e distrutto il latte contaminato, ha immediatamente informato la Asl che ha avviato le procedure di controllo. C’è da dire che solo nella prima giornata sono andati distrutti oltre 30mila litri di latte.

Ma il cuore del problema è l’origine della contaminazione, ossia il mangime. La premessa, in questo momento, è che la situazione è in fase di studio: l’identificazione della partita contaminata potrà avvenire soltanto in base ai protocolli ufficiali, dopo che i campioni saranno esaminati dall’Istituto Zooprofilattico, braccio tecnico dell’Asl. Anzi, delle Asl: la situazione che si sta delineando indica che la farina di mais responsabile dei parametri di M1 fuori soglia, è stata venduta in tutta l’isola. A distribuirla sarebbe stato uno dei più importanti fornitori dell’isola, sia in via diretta che indiretta. Alcune aziende acquistano dal grossista, altre dai commercianti del settore. Ma l’origine è sempre quella. Naturalmente ad acquistare la farina di mais non solo solo gli allevamenti bovini. Ecco perché la questione è molto più ampia. Pierpaolo Milia, è uno dei titolari della Profenda Srl, con sede a Tossilo (Macomer). L’azienda commercia in mangimi per animali. «Appena abbiamo saputo della segnalazione di Arborea, abbiamo contattato il nostro distributore, sulla cui serietà non abbiamo nulla da eccepire. Abbiamo le certificazioni delle analisi fatte sul prodotto, che ci è stato venduto, circa una settimana fa, esente da aflatossina. Lo stesso distributore, in via di autotutela, ha inviato a un laboratorio di Modena un campione del mais, domani (oggi) ci saranno i risultati».

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In questo senso stanno muovendosi anche altre aziende in tutta l’isola. Uno dei fattori che incidono nel far salire i valori di M1 oltre soglia, è legato all’aspetto quantitativo, Il paradosso è che il mangime potrebbe presentare un valore di aflatossina nella norma, prima che il bovino, mangiandolo, lo trasformi nella pericolosa M1. Più farina di mais mangia il bovino, maggiore sarà il valore M1 nel latte prodotto. Quelle di Arborea sono super mucche: alimentazione super controllata ma super anche dal punto di vista della quantità. Mucche super mangione per una produzione di altissima qualità e quantità. La afla M1 fuori soglia è diventato l’effetto collaterale di questo circuito, che parte da un mangime problematico. La M1 è destinata a essere espulsa in un breve arco temporale: due, tre giorni. Già ieri, come si diceva, il blocco del conferimento riguardava meno della metà degli allevamenti sotto controllo.

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