La Nuova Sardegna

Sassari

I pensieri “pessimisti” che influenzano la realtà

Ricordo che quando ero adolescente mi feci male ad una caviglia per due estati di fila e venni ingessato. Quando mi tolsero il secondo dissi a mio padre: «Chissà cosa succederà l’anno prossimo!»....

27 agosto 2016
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Ricordo che quando ero adolescente mi feci male ad una caviglia per due estati di fila e venni ingessato. Quando mi tolsero il secondo dissi a mio padre: «Chissà cosa succederà l’anno prossimo!».

Lui si arrabbiò un po’ e da buon psicologo mi rispose: «Non va bene che tu pensi già che ti succederà qualcosa». Mi spiegò che il solo pensarlo era un po’ come mettermi nelle condizioni di riviverlo.

Può il nostro pensiero influire così tanto da condizionare ciò che ci capiterà nella nostra vita? Nello sport e nella prestazione questo processo trova spazio di lavoro nel dialogo interno: pensieri e comunicazioni che ciascuno veicola a sé stesso.

Con questo tipo di pensieri si programma, indirizza e gestisce qualsiasi comportamento influenzando profondamente il nostro agire.

Quanto può influenzare sul risultato un pensiero del tipo “ormai è fatta”, da un pensiero “c’è ancora tempo” o ancora “in questo campo gioco sempre male”.

Oppure immaginate un’ansia da prestazione più comune: il dover parlare in pubblico. Pensate di dirvi «Ecco ora inizierò a sudare, arrossire e a non aver voce... Come al solito farò la mia figuraccia», piuttosto che dirvi: «So parlare, lo faccio sempre e gli altri sono qui per ascoltarmi e non giudicarmi».

Esistono dei veri e propri esercizi per modificare i pensieri disfunzionali, che vedremo nei prossimi articoli. In questo mi voglio focalizzare sull’irrazionalità della nostra logica che spesso percepiamo fredda, ma che in realtà è profondamente influenzata dalle emozioni, che orientano il dialogo interno, portando a risultati imprevedibili.

Dire che il Brasile ha vinto la finale olimpica di calcio o che la Germania l’ha persa, oggettivamente descrive la stessa partita, ma il significato emozionale che diamo alle parole di vittoria e sconfitta influenzano la logica anche se non teniamo a nessuna delle due squadre.

Citando Kahneman (Nobel all’economia), cosa scegliereste tra le due opzioni:

1) Accettare una scommessa con il 10 per cento di probabilità di vincere 95 euro e il 90 per cento di probabilità di perderne 5?

2) Pagare 5 euro per una lotteria con il 10 per cento di probabilità di vincere 100 euro e il 90 per cento di non vincere niente?

Le proposte sono le stesse, ma la parola “perdere” influenza la nostra scelta.

Lo sa bene lo stato italiano che con i gratta e vinci ama “vincere facile” sul nostro dialogo interno, così irrazionale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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