La Nuova Sardegna

Sassari

Scambio di offese in consiglio comunale: per il giudice tra politici non c’è diffamazione

di Giovanni Bua
Scambio di offese in consiglio comunale: per il giudice tra politici non c’è diffamazione

Il tribunale civile di Sassari archivia la richiesta di danni incrociata degli ex consiglieri Uneddu e Mameli Le loro pesanti e reciproche accuse discutendo il Puc non sono da ritenersi «affermazioni reali»

24 agosto 2016
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SASSARI. Offendersi, anche pesantemente, in pubblico arrivando ad accusarsi l’un l’altro di condotte al limite, se non oltre, la legalità? Se si fa dentro un’aula di consiglio comunale, soprattutto in un contesto di acceso dibattito politico, non è reato. Le male parole che i politici si scambiano sono infatti «di parte, non necessariamente dotate di obiettività, non avendo scopo didattico, illustrativo o informativo circa la persona o l’operato dell’avversario, nei cui confronti c’è una dichiarata e manifesta contrapposizione». Parole del giudice Stefania Deiana, del tribunale civile di Sassari, che con una sentenza del 29 giugno 2016, ha rigettato la domanda di risarcimento da 50mila euro proposta da Giampiero Uneddu contro Gianpaolo Mameli, nonché la domanda riconvenzionale dello stesso Mameli contro Uneddu. Uno scontro durissimo, che avrà un secondo atto penale, ma che per ora si conclude con un “tiratissimo” pareggio e l’affermazione di un principio da tenere a mente: se a parlare di “appetiti” o “interessi personali”, o dare dell’”incapace allontanato perché non in grado di raggiungere alcun risultato” sono politici di diversi schieramenti il frasario sopra le righe è «sufficientemente giustificato da diritto di critica e di libera espressione delle proprie opinioni».

Che sul tema in discussione la tensione fosse massima non c’è dubbio alcuno. Oggetto del contendere era infatti l’approvazione del nuovo piano urbanistico comunale, con Giampiero Uneddu, all’epoca consigliere comunale di opposizione, che si opponeva duramente. E Gianpaolo Mameli, membro del gruppo Pd e presidente della commissione urbanistica, che chiaramente difendeva l’elaborato. A convincere Uneddu a portare lo scontro in tribunale la seduta del 26 luglio 2012, con Mameli che attaccava l’ingegniere, a lungo a servizio dell’amministrazione come progettista e direttore dei lavori (e curatore, tra le altre cose, della predisposizione dello stesso Puc) e affermava che «lavorando con varianti del Prg aveva prodotto milioni di metri cubi in tutta la città», e ancora: «se parla di intreccio e politica e affari ha dimestichezza con l’argomento». Affondi a cui il consigliere comunale Dem aveva poi aggiunto un appunto che per Uneddu è sempre stato il vero oggetto del contendere: l’accusa che fosse stata l’amministrazione a cacciarlo perché «in tanti anni e con diverse amministrazioni non è stato in grado di raggiungere nessun risultato». Ricostruzione rimandata al mittente dall’urbanista che ribadiva che non era stato allontanato dall’ufficio del Puc ma si era dimesso, e che le parole di Mameli erano: «offensive e lesive della sua reputazione».

Da qui la richiesta di risarcimento da far perdere il sonno, con Mameli che si difendeva contrattaccando, e chiedendo conto all’avversario politico delle sue accuse rivolte al Puc, definito: «maleodorante e nato per dare risposte agli appetiti di alcuni affaristi e agli interessi personali degli amministratori».

Uno scambio di gentilezze che il giudice ha ricondotto alle polemiche attinenti ai contenuti del Puc. Con le affermazioni di Mameli che «benché possano reputarsi in astratto dotate di idoneità offensiva» appaiono conseguenza di altre critiche «forti e anch’esse astrattamente offensive provenienti da Uneddu», e comunque «strumentalmente collegate alla manifestazione di dissenso e alla contrapposizione di opinioni piuttosto che come riferite a fatti o condotte reali». Così come le parole di Uneddu non appaiono riferite direttamente a Mameli ma all’intera maggioranza. Insomma, pari e patta, con buona pace dell’orgoglio dei singoli, perché in guerra, in amore, e in consiglio comunale, tutto è concesso.

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