La Nuova Sardegna

Sassari

Pattada, scoperta maxi piantagione di marijuana: sequestrate 1500 piante

di Elena Corveddu
Pattada, scoperta maxi piantagione di marijuana: sequestrate 1500 piante

Un fabbro di Villaurbana in carcere. Caccia ad eventuali complici. La canapa indiana è stata scoperta in un ampio terreno di proprietà del Comune

23 agosto 2016
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PATTADA. Un lavoro di diversi mesi quello degli uomini del Corpo forestale e di vigilanza ambientale di Sassari che ieri ha portato alla scoperta della maxi piantagione di marijuana tra i sughereti del monte Suelzu Mameli di Pattada – in località Badu Ebbas nella vallata denominata Su piscamu – e all’arresto del presunto “coltivatore”: Stefano Caboni, fabbro di Villaurbana (Oristano). Un luogo impervio quello scelto per nascondere oltre 1.500 piante di cannabis.

Erano state impiantate in una radura di circa tremila metri quadrati (terreno di proprietà del Comune) ricavata in un canalone situato all’interno di una zona fittamente boscata, lontana da ogni via di accesso e di difficile raggiungimento. Quella che doveva essere una miniera d’oro per chi ne avrebbe ricavato gli introiti (si parla di una cifra che si aggira intorno al milione di euro) è stata scoperta grazie all’attività di verifica e di controllo del territorio effettuata giornalmente dalle pattuglie degli uomini della forestale. L’attività di coltura, raccolta ed essiccazione delle piantine è stata monitorata e per la giornata di domenica è stato organizzato un particolare servizio di vigilanza intorno a quella zona.

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I nuclei investigativi di polizia ambientale e forestale di Sassari, Nuoro e Oristano con gli uomini della stazione forestale di Pattada, hanno arrestato e condotto nel carcere di Bancali, a Sassari, Stefano Caboni, fabbro di Villaurbana: l’uomo inizialmente ha cercato di darsi alla fuga ma è stato subito intercettato e bloccato. Nonostante le piante fossero state coltivate in modo da renderne difficile l’individuazione da ogni prospettiva, la loro presenza non è sfuggita agli uomini del corpo forestale di Pattada, profondi conoscitori del territorio. Singolare la cura con la quale era stata realizzata la piantagione: dopo aver eliminato la vegetazione, preservando dal taglio gli alberi di alto fusto che dovevano assicurare una efficace copertura che occultasse la cannabis dall’alto, il terreno è stato recintato e irrigato attraverso un capillare ed efficiente impianto di irrigazione realizzato con centinaia di metri di tubi che alimentavano ogni singola pianta. L’acqua veniva aspirata dal vicino rio all’interno di grossi serbatoi.

Tra tutto il materiale rinvenuto, anche più di duemila fitocelle contenenti in origine altrettante piantine. Le indagini in corso, coordinate dal sostituto procuratore Mario Leo, serviranno a individuare eventuali complici di Caboni.

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