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Sassari

Agenti corrotti a Sassari, il poliziotto arrestato: «Quei polli dei colleghi...»

di Daniela Scano
L'arresto di Roberto Lella
L'arresto di Roberto Lella

Così diceva Gianluca Serra (ora agli arresti per corruzione) parlando al telefono con il pregiudicato Lorenzino Fiori

23 agosto 2016
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SASSARI. Sarà interrogato domani o giovedì Lorenzo Carboni, 46 anni, l’esperto di pratiche assicurative coinvolto nella inchiesta dela Procura sassarese sui presunti casi di corruzione di due assistenti capo della sezione Volanti della questura. L’uomo è agli arresti domiciliari da domenica, quando è sbarcato con la sua auto dalla nave che lo aveva riportato in Sardegna dopo una vacanza in Austria interrotta in anticipo per la vicenda giudiziaria esplosa a Sassari.

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Assistito dagli avvocati Stefano Porcu e Antonio Sanna, Carboni se vorrà sarà chiamato a dare risposte alle gravi contestazioni di concorso in corruzione e in falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale. Reati che l’esperto in pratiche infortunistiche, che segue con la società Global Assistance, avrebbe commesso con il poliziotto Gianluca Serra per frodare la propria assicurazione attribuendosi la responsabilità di un sinistro stradale nel quale era rimasto ferito Massimiliano Podda, 38 anni. In realtà Podda si era procurato le ferite cadendo da solo dalla sua moto. Determinante per l’assicurazione fu la relazione di servizio siglata da Serra, e datata 13 luglio 2011 (il giorno dell’incidente), ma secondo le accuse scritta due anni dopo e retrodatata.

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Dalle indagini della squadra Mobile diretta da Bibiana Pala sulla presunta truffa, scattate dopo la denuncia della assicurazione di Carboni, è scaturita la più vasta inchiesta su Gianluca Serra. Secondo le accuse, il poliziotto avrebbe rubato cinquemila euro a un giovane che stava arrestando per il possesso di oltre due chili di marijuana e avrebbe poi diviso il “bottino” con il collega parigrado Marco Fenu e con l’informatore Lorenzino Fiori, 21 anni, che gli aveva fatto la soffiata. Per quella operazione di servizio, scattata appunto dopo il racconto di Fiori, il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu ha iscritto nel registro degli indagati tutta la squadra che operò con l’assistente capo. Il reato ipotizzato è di falsità ideologica perché quattro agenti e l’ispettore Pier Franco Tanca, che dirigeva quel servizio, affermarono di essere intervenuti dopo avere notato un tossicodipendente uscire dall’abitazione di Roberto Lella mentre erano consapevoli di averlo fatto su input del confidente di Gianluca Serra.

Ma quello conclusosi con l’arresto di Roberto Lella non sarebbe stato l’unico episodio in cui Lorenzino Fiori avrebbe collaborato con gli assistenti Serra e Fenu (entrambi agli arresti domiciliari) in operazioni antidroga pilotate dove il tornaconto dell’informatore sarebbe stato quello di ottenere parte della droga sequestrata. Questa sarebbe stata la promessa a Fiori e a un suo amico pregiudicato, Maurizio Allocca (accusato di concorso in corruzione) che per consentire l’arresto di un narcotrafficante senegalese si sarebbe prestato a fare l’agente provocatore. Allocca finse di volere acquistare la droga ma lo spacciatore non si fidò di lui. L’uomo aveva ragione di diffidare perché qualche mese prima, raccontano le intercettazioni, era sfuggito a un’altra operazione di polizia. Anche in quel caso, secondo le accuse, una operazione “guidata” dalle informazioni di Lorenzino Fiori.

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Accadde che il presunto narcotrafficante riuscì a divincolarsi dalla stretta degli agenti della sezione Volanti e a scappare, lasciando per strada le scarpe. Era la sera del 28 dicembre 2014 e la squadra Mobile ascoltò in diretta questa conversazione tra Gianluca Serra e Lorenzino Fiori. «Beh sono dei polli, se l’hanno fatto scappare come guasti proprio» è il sarcastico commento del pluripregiudicato ventunenne sui colleghi del suo amico poliziotto. «Eh lo so, sono dei polli. Cosa vuoi che ti dica, sono dei polli. No ma non ci sono buoni, non ci sono buoni». «Sparando in aria, si è messo a sparare in aria – commenta Fiori – Ma secondo te che fugge dico, se li prendi due colpi di pistola... fugge ancora di più non è che si blocca. Boh guà, non ho parole».

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