La Nuova Sardegna

Sassari

«Nel 1857 i romani la volevano santa subito»

«Nel 1857 i romani la volevano santa subito»

Padre Jan Korycki, il postulatore, spiega perché venne aperta l’istruttoria pochi mesi dopo la morte

19 agosto 2016
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SASSARI. «Elisabetta morì in così grande fama di santità che solo quattro mesi dopo fu deciso di istruire il processo di beatificazione, la gente, a Roma, era talmente convinta della sua santità che l’allora cardinale vicario decise di aprire l’istruttoria».

Sono le parole di Padre Jan Korycki, polacco, postulatore della causa di beatificazione di Elisabetta Sanna che il prossimo 17 settembre, dopo un secolo e mezzo, sarà beata. «Oggi - prosegue padre Jan - questo non sarebbe possibile perché la legge di diritto canonico impone che prima di aprire un processo di beatificazione passino almeno cinque anni dalla morte, un tempo ritenuto sufficiente per acquisire testimonianze e studiare gli atti relativi alla vicenda materiale e spirituale delle persone morte in odore di santità». Ieri mattina padre Jan Korycki ha visitato a Codrongianos i luoghi dove Elisabetta Sanna visse fino alla sua partenza. Oggi il postulatore della causa di beatificazione dovrebbe incontrare i discendenti della Venerabile, soprattutto una pronipote che vive a Porto Torres e che si è impegnata moltissimo insieme al comitato di codrongianesi per raggiungere il traguardo che si profila con la solenne cerimonia del 17 settembre a Saccargia.

Quella della beatificazione di Elisabetta Sanna è una storia che ha una lunga gestazione, visto che, tra alterne vicende, dura da circa 160 anni: «Elisabetta Sanna - riprende padre Jan - ha vissuto l'intera esistenza animata dalla convinzione profonda della presenza di Dio in ogni cosa e ha fatto in modo che questa sua certezza fosse uno stimolo per le tante persone con cui è entrata in contatto».

A Codrongianos, prima della partenza, è un punto di riferimento per la gente, soprattutto le giovani donne, per via della sua innata inclinazione alla catechesi. Desiderosa di visitare i luoghi della nascita e della predicazione di Cristo, stimolata anche dal padre quaresimale, Elisabetta parte alla volta della Terra Santa, certa che la madre e il fratello, il sacerdote don Antonio Luigi Sanna, si sarebbero presi cura dei figli fino al suo rientro.

«A Roma entra in contatto con San Vincenzo Pallotti - racconta padre Jan - che diventa il suo direttore spirituale e resosi conto della grande fede e della straordinaria capacità di trasmetterla la esorta a proseguire nella sua opera». Quando i tempi maturano per il rientro in Sardegna, sarà la salute divenuta precaria a non permetterle di affrontare il viaggio, così Elisabetta muore a Roma il 17 febbraio del 1857.

«La sua vita - conclude padre Jan - è stata un continuo e faticoso distacco dalle cose terrene, pellegrina di Dio, umile e povera affidata alla volontà di Dio». (A.ME.)

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