La Nuova Sardegna

Sassari

Il grande insegnamento dei portatori alla Faradda

Tra le tante letture psicologiche che si possono fare sulla Festa dei Candelieri considerata la loro forma, personalmente mi ha sempre colpito e incuriosito l’aspetto prestazionale. Il movimento in...

13 agosto 2016
2 MINUTI DI LETTURA





Tra le tante letture psicologiche che si possono fare sulla Festa dei Candelieri considerata la loro forma, personalmente mi ha sempre colpito e incuriosito l’aspetto prestazionale.

Il movimento in gruppo con la musica si basa su una competenza psicologica antichissima, che sta alla base dello sport e del movimento: la sintonizzazione. Ossia la capacità di proporre un movimento sintonizzato ad un suono che proviene dall’esterno.

Una competenza questa che il neonato sviluppa sintonizzando la suzione al seno al battito del cuore della madre, che sente già prima di nascere.

Per questo le prestazioni sono spesso accompagnate da suoni anche solo immaginati ed è così difficile far ballare il Candeliere senza il suono del tamburo.

Sono tanti i possibili parallelismi tra il pre-Faradda e i pre-gara sportivi: portatori che hanno difficoltà a dormire i giorni prima della discesa, stomaci chiusi, pianti di felicità, mal di pancia o ancora persone che si presentano molto prima dell’appuntamento.

Insomma la dimensione emotiva è determinante nel momento della Faradda. Le paure più diffuse dei portatori intervistati sono quelle di non arrivare alla fine, di far brutta figura e di essere un peso per i compagni; in poche parole disonorare il proprio ruolo (decisamente non lontano dalle paure degli sportivi).

L’aspetto che più mi ha colpito è la gestione di questi vissuti pre-Faradda: da una parte il non verbalizzare le proprie emozioni, tipica della nostra cultura; dall’altra il grande contenimento offerto dai portatori veterani e dal capo candeliere, con costanti frasi di incitamento: "Dai cosi", "Attento al passo" e pacche sulle spalle ed espressioni di complicità. Insomma come tanti sport il candeliere e i portatori sono la dimostrazione in movimento che il tutto è molto più della somma delle singole parti che lo compone.

Concetto che sa bene il capo candeliere che distribuisce le postazioni e amministra la forza fisica e mentale di un gruppo di 8 persone lungo tutto il percorso.

Chiudo con le parole di un neo portatore e un esperto gremiante sulla motivazione: «Sono fortunato, da bambino vedevo i portatori come degli idoli e ora lo sono io» dice il primo e il secondo: «Far parte del Gremio significa sentirsi parte di una comunità. È una questione di Amore».

Per un giorno, da sportivi impariamo dal loro sudore e amore che veramente l’importante è partecipare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGNALA UN PROBLEMA

ALLO PSICOLOGO DELLO SPORT

movimenti@lanuovasardegna.it

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative