La Nuova Sardegna

Sassari

Fuga dalla gara, quel senso di “breezing” che ti blocca

Come anticipato la scorsa settimana, la fuga e il riflesso di morte sono la seconda e terza reazione del sistema complesso di risposte al pericolo. La fuga avviene nel momento in cui alla percezione...

06 agosto 2016
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Come anticipato la scorsa settimana, la fuga e il riflesso di morte sono la seconda e terza reazione del sistema complesso di risposte al pericolo. La fuga avviene nel momento in cui alla percezione di pericolo segue una fuga o un evitamento. Pensate ad una preda che scappa da un possibile predatore o ancora a una persona che fugge in preda al panico. Il processo è lo stesso non c'è scelta o ragionamento.

Una persona che ha paura di prendere l'aereo sa bene che è il mezzo più sicuro e che è più pericolosa la macchina. Tuttavia il problema non è logico, l'ansia la sente comunque e fare a chi è preda di questa ansia un ragionamento statistico sulle possibilità di un incidente, serve solo a farla sentire ancor più inadeguata.

Lo stesso processo si manifesta nello sportivo a diversi livelli nell'affrontare la prestazione. Ricordo un allenatore di basket che mi raccontò che prima di una partita aveva la sensazione di essere come un professore che chiama per l'interrogazione con i suoi atleti che si nascondono uno dietro l'altro, fuggendo la partita. Una scena facile da immaginare pensando proprio alla classe e agli studenti terrorizzati.

Livelli più "sofisticati" di fughe possono essere prestazioni vissute con lo spirito del "prima la faccio, prima me la tolgo" e tutte le interferenze con il timing, che disturbano la capacità dell'atleta di sintonizzarsi con il giusto tempo del gesto richiesto.

Tra queste desincronizzazioni ci sono le false partenze e gli anticipi per fretta di alcuni sport di precisione, come il tiro al volo.

Non a caso nel gergo sportivo si sente dire: "una palla che scotta". In situazioni meno sofisticate, l'atleta può arrivare a non presentarsi ai blocchi di partenza o rifiutare la convocazione.

La terza riposta del sistema attacco-fuga è il riflesso di morte o breezing (congelamento dall'inglese), anche questa è una protezione molto antica e si traduce nel tentativo della preda di fingersi morta per non soccombere al predatore. Nelle persone è proprio descritto come un senso di congelamento, una sensazione fisica che fa sentire le gambe bloccate, immobili e quel brivido che corre lungo la schiena che dà un senso di paralisi. Un tennista qualche tempo fa mi raccontava: «Ci sono momenti in campo che mi sento leggero come un uccellino e altri come se fossi vestito in abito da matrimonio il 15 di agosto, ingessato».

Detto ciò, vorrei sottolineare che è fondamentale investire molto tempo dell'allenamento verso il rilassamento e il contatto con il proprio corpo, anche nel mondo dello sport giovanile (un passaggio fondamentale) per gestire queste possibili risposte.

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