La Nuova Sardegna

Sassari

Renzi e il Patto, le speranze di un’isola a due velocità

Francesco Pinna
Matteo Renzi e Francesco Pigliaru firmano il Patto per la Sardegna
Matteo Renzi e Francesco Pigliaru firmano il Patto per la Sardegna

30 luglio 2016
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C’è la Sardegna delle ciminiere senza fumo, delle miniere senza carbone, delle promesse tradite e dei progetti nel cassetto. E c'è quella del primato delle startup e dei ricercatori sparsi nel mondo, cervelli in fuga, figli di una diaspora che ha raggiunto ogni punto del pianeta.

È la Sardegna delle contraddizioni, la terra dei centenari e del record di disoccupati, delle spiagge da sogno e dei trasporti impossibili, degli inventori di app e dell'industrializzazione fallita. La Sardegna degli amministratori nel mirino e quella dell'accoglienza ai migranti.

Il presidente del consiglio Matteo Renzi è sbarcato in questo strano pianeta per la firma di un Patto con la Sardegna i cui contorni devono ancora essere ben definiti. Una visita di mezza estate che divide e fa discutere. Qualcuno la legge come un'operazione di marketing, vede nel bagaglio del premier l'ennesima valigia piena di promesse rivolte da una nazione matrigna alla figlia troppo spesso trascurata. Per altri è la passerella di routine di una classe politica impegnata a ridefinire i rapporti con un elettorato sempre più distaccato.

Ma c'è anche chi la considera un messaggio importante, un'attenzione nei confronti di una terra impegnata a valorizzare i suoi tesori e a combattere i suoi limiti atavici.

Una terra che ha fame di occasioni di rilancio e di alleati sinceri. Per i più smaliziati fa parte della strategia di un governo che vuole dare una svolta alla sua missione traballante, un governo che vuole sostenere una Regione amica che ha bisogno di finanziamenti e appoggi concreti per dare gambe ai suoi progetti e continuità alla sua azione. La giunta Pigliaru ha lanciato qualche sasso nello stagno, ha battuto qualche colpo, ma senza armi pesanti avrà un percorso decisamente complicato.

Nel dossier che il suo staff gli ha preparato, negli appunti che i suoi consiglieri gli hanno infilato nelle tasche, Matteo Renzi ha trovato senz'altro informazioni sulla rabbia di un'isola che non ne può più dei ritardi nella realizzazione delle sue strade, che è in guerra col mondo per una continuità territoriale vera, che è stufa di bracci di ferro su servitù militari e diritti non rispettati. Il libro delle lamentele è decisamente più consistente del faldone con il Patto per la Sardegna.

Ma oltre a questo è bene che sappia che c'è una Sardegna viva, che ha radici profonde ma è proiettata nel futuro, che si sporca le mani ma parla le lingue, che prende ombra dai nuraghi ma guarda al mondo globale. Che ha tante piccole imprese che stanno conquistando il mondo con i prodotti di eccellenza.

È la Sardegna dei giovani scienziati che lavorano al Cern o in grandi centri di ricerca, la Sardegna della Dinamo Sassari che ha raggiunto risultati impensabili dimostrando che con tenacia, lavoro e competenza si può sognare anche partendo dalla periferia dell'impero. È questa la Sardegna che va irrobustita. Solo così quel Patto firmato ieri sera non sarà solo un insieme di parole.

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