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Sassari

Paragone incita i detenuti di Sassari: «Fate la festa a chi ha pestato il disabile»

di Luigi Soriga
 Paragone incita i detenuti di Sassari: «Fate la festa a chi ha pestato il disabile»

Il conduttore di La 7 su Fb istiga alla violenza I familiari di Bachisio Angius lo hanno denunciato

30 luglio 2016
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SASSARI. Non era facile capovolgere a tal punto i ruoli così da trasformare Bachisio Angius, il presunto “giustiziere di disabili”, in una vittima. Ebbene, Facebook, con le sue aberrazioni, è riuscito anche in questa impresa.

Merito del giornalista Gianluigi Paragone, ex vicedirettore Rai, e attuale conduttore in prima serata su La 7 della trasmissione La Gabbia. Ecco, Paragone ha postato un delicatissimo video a commento del pestaggio ad opera di Angius e l’ha intitolato così: “Se tu picchi un disabile non sei più semplicemente un bullo. Sei una persona di merda. E ti meriti...”. E fin qui niente di originale. E anche all’inizio del filmato Paragone va avanti su questa linea. Si rivolge all’amico Gibba e dice: «Allora Gibba, non possiamo soltanto dire che si tratta di bullismo. Questi non sono più dei bulli, sono dei violenti di merda, che devono andare in galera e lì ci devono rimanere sette anni, perché le pene ci sono».

Vabbè, esiste una sempre una roba che si chiama presunzione di innocenza, e chi fa informazione lo sa bene, ma è anche vero che il video di quel disabile gonfiato di botte come un sacco inerme, suscita una rabbia istintiva.

Ma è dopo che il duo tracima, e supera ogni limite di violenza verbale. E dà la misura di cosa possa diventare quel tritacarne spietato di Facebook, che offre a chiunque il suo piedistallo senza censura e autorizza a sentenziare e vomitare fiele: «Una volta entrati in galera devono fare la “mamma” di qualcuno, che in gergo chi lo vuol capire lo capisce...”.

E poi, giusto per dare un aiutino: «Senza denti, e con tutti i buchi tappati». Della serie, la riabilitazione detentiva nel vangelo secondo Paragone prevede questi step: non solo la solita sodomizzazione contemplata in ogni prison movie che si rispetti, ma anche la variante gengivale, che suggerisce altre pratiche che vengono meglio se prima ti rompono tutti i denti.

«Quando fai il figo a menare un disabile – prosegue Paragone – sei un violento di merda ed è giusto che ci sia una reazione. E questa reazione, visto che le persone per bene non te la possono dare, anche se io te la darei volentieri, allora te la daranno dentro la comunità carceraria. Così vediamo se gli passa».

E così l’appello ai detenuti è bello che confezionato: «Amici sardi, mi raccomando fatevi sentire». Un bel linciaggio, una istigazione alla violenza e alla punizione più umiliante che si possa immaginare.

Post del 18 luglio sulla pagina personale di Facebook di Gianluigi Paragone. Profilo aperto a tutti. Visualizzazioni 253mila, 3700 condivisioni, quasi 5mila mi piace, 233 commenti.

E una denuncia in Procura da parte dei legali di Bachisio Angius. Il quale, prima ancora di quella auspicata nel video, sta già sperimentando sulla propria pelle la violenza e le rasoiate delle parole. E, per quanto sia nei suoi diritti, si difende. In queste settimane di insulti, minacce di morte, processi sommari, se n’è letto un campionario infinito. Ma erano perlopiù di leoni da tastiera anonimi. I social purtroppo tirano fuori dai polpastrelli il peggio delle persone.

Ma quando l’istigazione alla giustizia sommaria viene da chi ha davvero un seguito, e quella reazione auspicata via web potrebbe innescarla davvero nella realtà, allora non c’è paragone che tenga. Si è oltrepassato il limite.

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