La Nuova Sardegna

Sassari

Sardegna, lettere a Renzi. L’insegnante: «Meno scuole vuol dire più spopolamento»

Luigi Canalis*

29 luglio 2016
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Signor presidente del Consiglio,
i sardi hanno memoria lunga, conservano bei ricordi di chi li ha saputi ascoltare e ne ha rispettato dignità e diritti. Non dimenticano torti, sgarbi, disattenzioni e promesse non mantenute!
 
Questo vale anche per gli insegnanti e tutto il personale della scuola. I nostri territori, in particolare le zone interne, si stanno spopolando e la scellerata politica di chiusura di centinaia di scuole sta contribuendo ad accentuare questo processo.
 
Quelle che restano aperte necessitano di interventi intelligenti e condivisi, non di progetti eterodiretti e non rispondenti alle loro esigenze concrete. 
 
Da noi non servono operazioni ad effetto, di stampo propagandistico; occorre, viceversa, la volontà e la capacità di coinvolgere chi nella scuola lavora tutti i giorni per delineare i caratteri della scuola del Terzo Millennio: una scuola radicata nei territori, che sia includente, multietnica e multiculturale. E che soprattutto sia capace di riportare nei banchi anche coloro che li hanno abbandonati da tempo.
 
Ma per fare questo, caro presidente del Consiglio, occorre avere cura delle persone, tutte, senza alcuna distinzione, occorre avere a cuore la loro crescita culturale e la crescita del loro senso critico, la loro capacità di orientarsi in un mondo sempre più complesso e difficile da comprendere; 
occorrono, cioè, cittadini, non dei sudditi!!
Lei cosa ne pensa??
 
* Insegnante al Liceo classico Azuni di Sassari rappresentante sindacale  della Cgil
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