La Nuova Sardegna

Sassari

Comune sprecone, la Corte dei conti bacchetta Sennori

di Salvatore Santoni
Comune sprecone, la Corte dei conti bacchetta Sennori

I giudici contestano l’aumento della spesa per il personale Nel mirino debiti rilevanti ma anche crediti mai riscossi

26 luglio 2016
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SENNORI. Il ricorso sfrenato alle anticipazioni di tesoreria, i 96mila euro di debiti fuori bilancio, la spesa per il personale che cresce di 150mila euro, il risultato di gestione che sprofonda a -587mila euro, lo sforamento di tre indicatori sulla situazione di deficitarietà dell’ente. Sono i grandi numeri della bacchettata partita dalla Corte dei conti e indirizzata al Comune di Sennori. Sotto la lente dei giudici contabili è finita una serie di criticità riscontrate tra le pieghe del rendiconto del 2013 e messe in fila nella deliberazione 103/2016, adottata dalla sezione di controllo della Sardegna nella camera di consiglio del 13 luglio.

Spesa per il personale. Il dato più inquietante è quello relativo al superamento dei limiti della spesa per il personale. Secondo i dati forniti dal Comune - poi passati al setaccio dalla Corte - nel 2013 il Comune di Sennori ha impegnato circa 1 milione e 382mila euro per la spesa per il personale. Un dato che supera di gran lunga la cifra spesa l’anno precedente (che era di 1 milione e 235mila euro) e che, secondo i giudici contabili, costituisce una violazione di legge. In un solo anno, l’amministrazione guidata dall’ex sindaco Roberto Desini avrebbe sforato il limite di 150mila euro.

Gestione negativa. Ma le brutte notizie non si fermano soltanto alla spesa per il personale. Infatti, la sezione di controllo rileva un risultato di gestione (sempre riferito al 2013) negativo di -587mila euro. Inoltre, i giudici evidenziano come «la gestione di competenza in disavanzo è indice di una scarsa capacità di programmazione degli impegni di spesa che non trovano adeguata copertura nelle entrate». Tradotto: nell’anno di riferimento le spese hanno superato le entrate. «Si tratta di una situazione che deve essere attentamente monitorata - continuano i giudici - rivedendo la complessiva gestione della spesa, al fine di un suo possibile contenimento, volto ad assicurare l’equilibrio della gestione».

Crediti deteriorati. Più si avanti e più si torna indietro nel tempo. È il caso dei residui attivi, in sostanza i crediti che l’amministrazione comunale può vantare nei confronti di terzi. Niente di negativo, se non fosse che alcuni sono antecedenti al 2009 e non sono mai stati riscossi. Ma continuano, invece, a restare iscritti a bilancio. «L’ente - tagliano corto i giudici - adotti opportune iniziative a tutela della veridicità e trasparenza del proprio bilancio, le cui risultanze potrebbero essere falsate dalla permanente iscrizione di residui attivi risalenti nel tempo e di difficile esazione».

Residui passivi. Altra nota dolente riguarda i residui passivi, cioè i debiti che il Comune deve pagare a terzi. Quelli relativi al Titolo I del bilancio risultano particolarmente elevati e hanno comportato il superamento del parametro di deficitarietà facendo scattare l’allarme. Su questo punto, la Corte evidenzia che questa situazione potrebbe essere indice di difficoltà nel reperire liquidità e chiede all’amministrazione di verificare con un riaccertamento.

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