La Nuova Sardegna

Sassari

A Sassari interventi oncologici in lista d’attesa

Gabriella Grimaldi
A Sassari interventi oncologici in lista d’attesa

La rabbia dei malati: «Ci hanno detto che il ritardo dipende dalla carenza di personale. Intanto il tumore progredisce»

26 luglio 2016
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SASSARI. Si sono dovuti riunire in un comitato per difendere il proprio diritto a restare vivi. Loro, malati oncologici di Sassari e dintorni, più che mai fragili e in lotta contro un male che fa ancora paura, a cui un sistema sanitario allo sbando non garantisce neppure le cure salvavita, hanno dovuto prendere carta e penna e scrivere una lettera che probabilmente resterà senza risposta.

«Siamo pazienti oncologici in lista d’attesa per interventi chirurgici su malattie neoplastiche a carico di diversi organi (tumori polmonari, tiroidei, epatici, gastrici, urologici, intestinali e via dicendo). Ci troviamo costretti a mobilitarci perché, nonostante le nostre malattie siano state diagnosticate definitivamente e avendo fatto tutti gli esami preoperatori, restiamo in attesa di trattamento chirurgico senza che ci venga data alcuna garanzia di essere operati in tempi stretti». Una situazione gravissima che rappresenta, più di ogni altro disagio denunciato ormai quotidianamente dagli ammalati, dagli utenti, dal personale e dalle organizzazioni sindacali, la deriva determinata da scelte politiche effettuate negli ultimi anni per quanto riguarda la sanità nel Nord Sardegna. Le liste d’attesa, si sa, sono il peggiore biglietto da visita che gli ambulatori e gli ospedali possano offrire soprattutto nel campo della prevenzione e della diagnosi con tempi biblici per sottoporsi a controlli di qualunque genere. Ma mai finora era stato denunciato pubblicamente il dramma di avere un tumore che avanza giorno per giorno e l’impossibilità di sottoporsi a un intervento non solo necessario ma indispensabile, e ovviamente urgentissimo, per avere una chance di sopravvivenza.

Ma ancora di più sconcerta la motivazione che i pazienti hanno dovuto sentire con le proprie orecchie dagli addetti ai lavori. «Chiediamo che vengano superate immediatamente le difficoltà legate alle lunghe liste d’attesa che ci hanno detto dipendere dalla carenza di personale». A quanto sembra, la carenza di personale riguarda l’indisponibilità di infermieri e anestesisti, motivo per il quale i turni nelle sale operatorie delle cliniche chirurgiche di San Pietro, sono ridotti. Difficile capire se il disagio sia causato dal periodo di ferie o sia cronico, così come messo in evidenza dalle organizzazioni sindacali in diverse occasioni. Ma poco importa. Di sicuro c’è che viene ridotta l’aspettativa di vita di tante persone in difficoltà. «Poiché ci siamo informati - continuano gli ammalati nella lettera inoltrata all’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru e ai vertici dell’azienda ospedaliera universitaria di Sassari -, anche attraverso le società scientifiche consultate attraverso internet, che esistono dei tempi da rispettare dal momento della diagnosi a quello dell’intervento, la nostra preoccupazione è molto alta e cresce di giorno in giorno perché questi tempi sono stati abbondantemente superati. Siamo soprattutto preoccupati che la nostra malattia evolva ulteriormente e che diventi inoperabile o che il risultato di un intervento tardivo non sia più ottimale».

Difficile avere chiarimenti da parte dell’azienda Aou perché i chirurghi interpellati non possono parlare senza autorizzazione e il direttore sanitario non è in sede. Ai pazienti non resta che rivolgersi ad altri centri per non rischiare la vita. «Considerando che andare fuori Regione ci causa disagi enormi, sotto diversi aspetti, compreso il distacco dalla propria famiglia - conclude la lettera -, non riteniamo giusto si incrementi la migrazione sanitaria per l’incapacità di affrontare e risolvere i problemi nella propria regione. Da contribuenti facciamo notare che i pazienti costretti ad andare nel continente, rappresentano un aggravio di spese per le casse regionali, mentre un’organizzazione sanitaria che funziona, oltre ad evitare i disagi e le sofferenze suddette, favorisce anche un risparmio».

I pazienti chiedono infine risposte immediate al loro appello e invitano chi fosse nelle loro condizioni di farsi avanti per lottare insieme contro questa ingiustizia.

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