La Nuova Sardegna

Sassari

I pescatori in prima linea per proteggere le tartarughe

di Donatella Sini

A Castelsardo esperti a confronto in un seminario per la salvaguardia delle specie marine protette Consegnato agli operatori un kit di primo soccorso per gli animali catturati accidentalmente

03 luglio 2016
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CASTELSARDO. «I pescatori sono in prima linea nella salvaguardia delle specie marine protette, del mare e dei loro abitanti». Lo ha affermato Giovanni Loi del Cap Sardegna (Centri Assistenza Pesca) a margine del seminario promosso in sinergia con Crama, Amp e Parco dell’Asinara dal titolo “Riduzione della mortalità della tartaruga marina. Cosa possono fare i pescatori?” che si è tenuto nei giorni scorsi, nella sala riunioni del Cap Sardegna, nel porto di Castelsardo.

Il mercato interno e l’Europa chiedono infatti qualità e tracciabilità del prodotto ittico, di conseguenza proteggere il mare è indispensabile per tutelare la produttività del comparto oltre che necessario all’ambiente. Dello stesso avviso il suo collega Renato Murgia: «Già da tempo i pescatori hanno cominciato a dimostrare con i fatti di aver capito che il mare è la loro fonte di sostentamento, anche l’opinione pubblica è cambiata positivamente nei confronti del comparto». «I pescatori sono i principali artefici dei salvataggi delle tartarughe marine - gli fa eco Daniele Denurra, direttore sanitario del Centro Recuperi Animali Marini dell’Asinara –, sono sopratutto loro a portarci animali in difficoltà sui quali spesso riusciamo ad intervenire con esiti positivi. La collaborazione con i pescatori è fondamentale».

Vittorio Gazale estende anche alla protezione ambientale l’efficacia della collaborazione dei pescatori: «Loro sono i principali collaboratori delle aree marine protette e dei parchi - dice il responsabile dell’Amp Asinara - dandoci una mano nel segnalare anomalie ambientali e situazioni di pericolo. Anche nel progetto Tartalife la loro collaborazione è indispensabile».

Il progetto Tartalife è un piano Europeo per la salvaguardia e la tutela delle tartarughe marine e si basa quasi esclusivamente sul coinvolgimento dei pescatori. Viene loro fornito un kit di primo intervento e tutta una serie di informazioni su come prestare i primi soccorsi. La percentuale di successi nel salvataggio delle tartarughe è altissima. «Quasi il 99 per cento dei casi - conclude Laura Pireddu, del Crama - si risolve positivamente con la cura e il rilascio degli esemplari recuperati.  Noi operiamo nel nord Sardegna ma la collaborazione si estende anche alla vicina Corsica che ci segnala e consegna diversi esemplari che curiamo e liberiamo».

Nel corso del seminario sono state fornite anche le indicazioni su come agire in caso di rinvenimento di animali in difficoltà o alla cattura accidentale. Sono state descritte le operazioni successive che vengono messe in atto dagli esperti ed esaminati alcuni difficili interventi chirurgici di casi particolari, come quello di una tartaruga alla quale è stato amputato un arto ormai irrimediabilmente compromesso. L’animale è stato poi rilasciato nelle acque dell’Asinara, dopo la consueta marcatura, e ritrovata, quattro mesi dopo, nelle acque della Tunisia in perfetta salute  nonostante la menomazione».

Soddisfatto della conferenza anche il coordinatore del Cap, Roberto Savarino: «Contiamo di proseguire su questa strada con iniziative simili, oltre che con la consueta attività del Cap».

Il Cap Sardegna (Centri Assistenza Pesca, progetto promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna,  messo a punto dalle associazioni Federcoopesca Sardegna, Agci Agrital, Lega Pesca e Associazione Armatori motopesca sardi), si dedica principalmente all’assistenza degli operatori della pesca singoli o imprese del comparto per fornire le informazioni indispensabili a districarsi fra le norme e i regolamenti che disciplinano il settore e per non incorrere in errori e relativi disagi.

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