La Nuova Sardegna

Sassari

I GIOVANI ATLETI DEVONO ESSERE FELICI

Quando lavoro con le società giovanili parto sempre da una definizione degli “obiettivi”. Chiedo ai giovani atleti cosa intendono raggiungere nella stagione in corso e spiego loro che gli obiettivi...

25 giugno 2016
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Quando lavoro con le società giovanili parto sempre da una definizione degli “obiettivi”. Chiedo ai giovani atleti cosa intendono raggiungere nella stagione in corso e spiego loro che gli obiettivi vanno focalizzati su aree di competenza interna, autodeterminate, di cui possono controllare tutte le variabili. Vincere non è controllabile, mentre migliorare il proprio impegno sì. Nonostante questo, il 90 per cento dei ragazzi dichiara come obiettivo stagionale: «voglio vincere i regionali», oppure «voglio partecipare ai campionati nazionali». Insomma, obiettivi che in realtà sono “di risultato”.

C’è una grossa differenza tra l’obiettivo di performance e quello di risultato. Nel primo il focus si pone su come avviene la prestazione, nel secondo sul risultato ottenuto. Ad esempio «ho nuotato bene, con il braccio nella corretta posizione, la partenza con un basso tempo di attivazione»; piuttosto che «ho vinto la gara», «ho fatto il tempo limite per le nazionali». La differenza fondamentale è che l’obiettivo di risultato è legato a variabili che l’atleta non può controllare, prime fra tutte l’avversario. Questo aspetto è centrale perché “stare sul risultato” porta a vivere ogni prestazione come l’ultima, perdendo il senso della propria “storia”. La Juventus potrebbe vincere, giocando male, con una squadra di bassa classifica e perdere contro il Bayer Monaco, giocando una grande partita. Nei termini dei tre punti la prima paga di più, ma in funzione di ricavare feedback per il campionato, la seconda ha un grandissimo valore. Ciò che non paga subito, lo fa alla lunga. A maggior ragione questo risulta vero in un giovane su cui bisogna puntare a renderlo competitivo tra 5-10 anni.

Perciò particolarmente importante per la società sportiva è curare il passaggio dal settore propaganda a quello agonistico; in cui famiglia e atleta, con la società per cui gareggerà, stabiliscono un contratto, che per essere funzionale deve esplicitare: le competenze e responsabilità delle figure coinvolte; la direzione verso cui la collaborazione sarà orientata; un regolamento condiviso. Per quanto il risultato sia fondamentale nello sport, il punteggio, il piazzamento e il tempo non sono sufficienti a descrivere completamente un atleta. Insomma gli atleti devono essere felici, non farci felici!

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