La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, seicento nuovi dottori lanciano il tocco in piazza d’Italia

di Luigi Soriga
Sassari, seicento nuovi dottori lanciano il tocco in piazza d’Italia

La felicità degli studenti, la consegna della pergamena, il premio ai più meritevoli e l’ingresso nel “mondo degli adulti”

18 giugno 2016
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SASSARI. C’è un radioso distillato di avvenire davanti alla scalinata di Piazza d’Italia. Tante speranze che respirano insieme. Seicentonove neolaureati sono un bel concentrato di neuroni, rappresentano una generazione in movimento, e fa un certo effetto vederla tutta insieme. Solo per questo la Laurea in Piazza è una cerimonia che vale la pena di essere vista. Per quella piccola istantanea di futuro.

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Certo, poi è facile criticare queste cerimonie che fanno il verso ai college americani. Ma gli studenti si divertono, fanno il tifo, applaudono, ridono, e si lasciano alle spalle con disincantata allegria una tappa della loro esistenza. Sono 609, provengono da tutte le facoltà dell’Ateneo, e alle sei del pomeriggio un tappeto di testoline nere, coperte dal tocco, colonizza la piazza. Gli universitari verranno chiamati uno per uno, in un appello infinito che comincia alle 19 e finirà dopo due ore, per salire la scalinata, stringere la mano al rettore Massimo Carpinelli, sotto lo sguardo benedicente di un impellicciato senato accademico, e ricevere il lasciapassare arrotolato per la vita da grandi. Lo realizzeranno tra poco, ma hanno appena superato un limitare della propria esistenza. Da qui in avanti la pendenza della vita dipenderà da molti fattori, e quel pezzo di carta a tanti di loro aprirà la strada. Per qualcuno sarà subito in discesa.

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Davide Schiavone, per esempio, di Tortolì, laurea triennale in Scienze Forestali, media del 29,9 rovinata da un “misero” 27 in inglese. Dice: «Mi sono trovato benissimo nell’Ateneo, tanto che mi piacerebbe continuare con un dottorato di ricerca. Vorrei vivere e lavorare in Sardegna». O Paola Campilongo, laurea in giurisprudenza, di Alghero, libretto imbrattato di trenta, idee molto chiare: «Ho voluto fare questo tipo di studi, sono molto contenta di averli fatti, e adesso mi auguro di passare l’esame di magistratura». O ancora Giusy Delrio, di Ottana, neodottoressa in direzione aziendale e consulenza professionale. Se dovessi ritornare indietro rifarei lo stesso percorso. Ho frequentato il corso che ho sempre desiderato e adesso penso di approfondire le mie conoscenze con un master e comincerò a fare esperienza anche in uno studio di commercialista».

Loro tre sono stati giudicati gli studenti più meritevoli: voti alti, andatura regolare, dritti verso il traguardo. L’università ha premiato il loro impegno e le loro capacità con un assegno di 1000 euro, ma il vero premio è la gratificazione e l’iniezione di autostima che arriva quando qualcuno riconosce ufficialmente il proprio talento e lo certifica. Accanto a loro ci sono altri 50 colleghi che si sono distinti nei rispettivi corsi, e che riceveranno un assegno di 500 euro. Per tutti e 609 quello di ieri è un giorno che non scorderanno.

Qualcuno sale le scale con timidezza, qualcuna sembra calcare la passerella di Miss Italia. Ma per ognuno di loro, indistintamente, arrampicarsi su quella scalinata ha significato scollinare su un’altra tappa dell’esistenza. Come la prima campanella alle elementari, l’esame di terza media, la maturità. Porte che si chiudono e non si apriranno mai più. Ora, con quell’urlo e con i cappelli buttati al cielo, si spalanca un’altra fase: benvenuti nel mondo dei grandi, ragazzi: affilate un po’ le zannette, mettetevi l’elmetto e in bocca al lupo.

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