La Nuova Sardegna

Sassari

Tanti atleti salvati dal defibrillatore presente in campo

di Gabriella Grimaldi

Sta meglio il giovane colto da malore in via Milano 26 Il medico: «Il salvavita necessario in tutti i luoghi pubblici»

09 giugno 2016
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Andrea Motzo si è salvato grazie alla tempestività dei soccorsi, alla sua giovane età ma anche a una recente normativa sull’obbligo di tenere un defibrillatore negli impianti sportivi. Il venticinquenne di Macomer che martedì è andato in arresto cardiaco mentre giocava a calcetto in via Milano 26, ieri è stato trasferito dal reparto di Rianimazione del Santissima Annunziata all’Unità coronarica. Le sue condizioni sono buone e, anche se dovrà sottoporsi a tutti i controlli medici necessari, sembra un miracolo vederlo chiacchierare tranquillo dopo la scena in perfetto stile “Grey’s Anatomy” a cui hanno assistito i suoi compagni di squadra e le altre persone che in quel momento si trovavano negli impianti per praticare sport. E proprio una dottoressa impegnata in una partita di tennis con due amiche nel campo di fronte a quello di calcetto è stata la prima a intervenire per soccorrere il giovane che pochi minuti prima si era accasciato vicino alla rete di recinzione. «Una volta stabilito che non c’era polso e non respirava - racconta Rita Pinna, endoscopista all’ospedale civile - ho cominciato il massaggio cardiaco nella speranza che si riprendesse». Il medico ha chiesto a gran voce il defibrillatore che è stato portato a tutta velocità dal responsabile degli impianti Antonio Deledda. Rita Pinna ha applicato le ventose dell’apparecchio e ha continuato la rianimazione dandosi il cambio con un infermiere professionale, Ayoub Saidi, compagno di squadra di Andrea, che per primo si era reso conto della gravità della situazione.

«Ci sono volute quattro scariche - ricordano la dottoressa Pinna e Ayoub - prima che il ragazzo riprendesse i sensi». Nel frattempo erano arrivati i volontari del 118 che hanno proceduto anche loro al soccorso e una volta arrivato l’ok dalla centrale hanno caricato il giovane e lo hanno trasportato al pronto soccorso. Tanta paura fra i compagni di squadra e fra le persone che hanno assistito alla scena impressionante in cui il corpo esanime di Andrea veniva sbalzato da terra a ogni scossa elettrica, ma in tutti la consapevolezza che la presenza, oltre che dei sanitari, del defibrillatore, ha determinato la salvezza del giovane. «La dotazione di questo apparecchio - conclude Rita Pinna - è fondamentale in tutti gli impianti sportivi ma dovrebbe essere obbligatoria in altri luoghi pubblici come ad esempio le chiese che sono frequentate soprattutto da anziani».

Un salvavita che costa dai 700 ai mille euro, una cifra tutto sommato abbordabile se si considera che può davvero segnare il confine tra la sopravvivenza e la morte di una persona.

In Primo Piano

Video

Stefano Cherchi addio: a Sassari l'applauso della folla commossa per il fantino morto in Australia

Le nostre iniziative