Luca, 8 anni, viaggio della speranza senza ritorno
È morto il bambino di Porto Torres malato di leucemia. Era stato trasferito al Gaslini con un volo speciale dell’Aeronautica militare
SASSARI. Ci sono battaglie che anche se le combatti con tutte le forze e i mezzi a disposizione non riesci a vincerle. E poi tutto ti sfila davanti agli occhi assurdo e incredibile, soprattutto inaccettabile. Perché resterà sempre innaturale per un padre e una madre, per chiunque, la morte di un bimbo di 8 anni.
Luca l’ha combattuta la sua battaglia, la più difficile che gli potessero chiedere ora che la sua vita stava appena cominciando. Ma non ce l’ha fatta, il suo cuore si è fermato nella notte tra venerdì e ieri, nel lettino dell’ospedale Gaslini di Genova, dove un volo dell’Aeronautica militare - uno di quelli che solitamente vengono chiamati «della speranza» - l’aveva accompagnato per guadagnare tempo e cercare di abbattere la forza di quella malattia che non voleva mollare un attimo. Leucemia fulminante, un male comparso circa quattro mesi fa, quando a tutto puoi pensare tranne che vedere un bambino soffrire così. A Porto Torres la famiglia, i parenti, gli amici, gente comune, anche quelli che non conoscevano Luca hanno cominciato a fare il tifo per lui. Un pensiero fisso, tutti i giorni. E gli scout, hanno creduto sino alla fine che quel “fratellino” potesse vincere la battaglia.
Ieri, nelle prime ore del mattino, quando la notizia è circolata con tutto il suo carico di dolore e di rabbia, in tanti hanno provato a rispedirla indietro. «Non ci credo, non ci voglio credere...», hanno risposto. Poi sono cominciati i messaggi, a centinaia sui social, tra i primi quello dell’Aeronautica che aveva curato il trasferimento d’urgenza di Luca da Alghero fino a Genova, per cercare quel miracolo che stavolta non è arrivato e per il quale aveva spinto idealmente tutta la Sardegna. «Dopo l’ultimo volo della speranza con il C-130 dell’Aeronautica militare, un angelo è volato in cielo per sempre e veglierà sulla nostra Sardegna. Un abbraccio a nome dell’Aeronautica ai suoi cari genitori...».
Il cappello che sembrava gigante su quella testolina, gli scarponi, bermuda, maglietta verde e fazzoletto al collo, sguardo fiero e allegro, era uno scout Luca. E ieri la grande famiglia l’ha salutato alla sua maniera, con l’urlo della sua Muta: «Rosso già sulla vetta, chi caccia ci rispetta».
Impossibile utilizzare parole di fronte a un dolore così grande, per esprimere i sentimenti di tutti: dirigenti, capi, lupetti, esploratori, rover e genitori. I messaggi sono tanti, arrivano da ogni parte, diretti al padre e alla mamma di Luca, a Gavino e Tiziana. É un grande abbraccio di gente che non sa cosa dire, non trova parole ma prova comunque a fare sentire l’affetto e la vicinanza in un momento così lacerante.
Nel nome di Luca si sono fermate tante iniziative: il concerto della scuola (spostato), la musica e gli appuntamenti programmati nel fine settimana a Porto Torres. Silenzio e rispetto per questo “lupetto” che già guardava avanti, che voleva crescere e fare tante cose oltre a quelle che già aveva cominciato ad apprezzare. Luca ha combattuto con la forza di un adulto, perché voleva farcela, vincere un male che si prende in modo barbaro anche i bambini. Senza alcuna pietà. Stavolta la sconfitta pesa troppo, e lascia tutti più fragili, vuoti e senza forze. (g.b.)