La Nuova Sardegna

Sassari

Lodde: «Olimpiadi di Rio, torno con una medaglia»

di Giovanni Bua
Lodde: «Olimpiadi di Rio, torno con una medaglia»

Il campione di tiro a volo ozierese incontra alla Nuova gli studenti del Canopoleno «Allenare il cervello è la cosa più importante per riuscire nello sport e nella vita»

31 maggio 2016
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SASSARI. Ha parlato ai ragazzi e alle ragazze del liceo sportivo Canopoleno con la modestia e la semplicità che solo i veri campioni sanno avere. Raccontandogli delle emozioni, che per uno che fa sport sono sempre le stesse, che si tratti di un campionato studentesco o di una olimpiade, o magari di una partita con la sua amatissima squadra di basket, la 80&Co, con cui insieme agli amici gioca fin da ragazzo, e che tutt’ora milita nel campionato di promozione.

Il mental coach. Ha spiegato, aiutato dal suo “mental coach”, lo psicologo dello sport (e consulente di tanti affermati ma anche futuri campioni) Manolo Cattari, quanto importante sia gestire l’ansia, veicolarla, usarla per crescere senza farsi paralizzare da essa. Nello sport come nella vita di tutti i giorni.

Ha invitato ragazzi e professori a fare domande, senza timori, perché lui era uno che domande non ne faceva, e che fino a 26 anni non aveva mai letto un libro. E ora, che è laureato e di domande se ne è fatte tante, sono iniziate ad arrivare le risposte. Ha catturato la rapita attenzione di tutti, e ha concluso il suo intervento con uno scrosciante e caloroso applauso.

La promessa. Non poteva essere più meritato, soprattutto per la promessa che ha fatto, quella di tornare da Rio con una medaglia al collo. Lui è Luigi Lodde, specialista di tiro a volo ozierese, che quest’estate, secondo sardo nella storia, a Rio de Janeiro parteciperà alla sua seconda olimpiade. «Londra è stata una esperienza molto particolare – ha raccontato – e dopo ho iniziato una nuova fase della mia carriera. Ho lavorato duramente, dal punto di vista fisico ma anche mentale. Ho anche cambiato il fucile (preferendo il Beretta DT11 al Beretta 682 Gold E che lo aveva accompagnato per ben 14 anni) e ho conseguito risultati sicuramente importanti. Per cui arrivo alle olimpiadi di Rio consapevole nei miei mezzi. Questo sicuramente mi dà un carico di tensione superiore, però ben venga. Vuol dire che ho le qualità per arrivare a una medaglia. Vincere è una questione di tecnica, allenamento, fiducia in se stessi, prepararsi bene all’approccio alla pedana, un lavoro duro e interessante, che però dà dei risultati».

Le zanzare. Poi il racconto del preolimpico in Brasile, e le polemiche sui rischi di contagio per il virus zika che lui, da laureato in biologia, conosce bene: «Ad aprile sono tornato con la febbre e punto dalle zanzare. La situazione climatica e di gestione sanitaria non è certo ottimale. Ma spero che in questi mesi ci siano stati dei passi avanti».

La nazionale. E il racconto dell’allenamento con la nazionale già iniziato da mesi: «Stiamo lavorando cercando di simulare le condizioni del Brasile, sia logistiche che di temperatura. Ricreando gli sfondi che troveremo, le macchine, lavorando con gli stessi piattelli. Ma la preparazione finale inizierà a fine luglio, prima della partenza per Rio il 31».

Campione di vita. Un viaggio da cui Lodde potrebbe davvero tornare con una medaglia, e sicuramente tornerà con una certezza: «Di aver fatto il meglio che potevo. Perché nello sport, come nella vita, bisogna accettare di poter sbagliare. L’importante è esser sicuri di aver, con tutta la propria forza e convinzione, provato».

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