La Nuova Sardegna

Sassari

Burgos, la scuola di polizia chiude all’inizio di luglio

di Barbara Mastino
Burgos, la scuola di polizia chiude all’inizio di luglio

Sel e altri consiglieri del centrosinistra chiedono che intervenga la Regione C’è il rischio che la struttura resti in mano al ministero degli Interni fino al 2039

25 maggio 2016
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BURGOS. È sempre più vicino lo spettro della chiusura per la scuola di polizia a cavallo di Burgos, annunciata a partire dal primo luglio, ma la politica locale e regionale non ci sta e chiede un immediato intervento della presidenza della Regione e dell’assessorato agli Enti locali. La notizia della data della chiusura della struttura è stata comunicata ieri dal gruppo consiliare di Sel, che ha riferito di «un recente incontro che avrebbe fissato anche una data per lo stop delle attività», ovvero il primo luglio. Una notizia alla quale però Sel ha risposto immediatamente depositando una mozione urgente (sottoscritta da altri consiglieri del centrosinistra) nella quale si chiede l’apertura di un ultimo colloquio con i vertici del ministero dell’Interno, sia per tentare di far recedere il dicastero dalla decisione sia anche per conoscere quale sarà, in caso di stop delle attività, il futuro di una struttura costata milioni di euro e che rischia di decadere senza essere mai stata utilizzata a pieno regime. La mozione, depositata dal capo gruppo Sel Daniele Cocco - e firmata da tutti consiglieri Sel ma anche da Sdl, Si e da Antonio Solinas del Pd - chiede quindi un impegno di tutto il consiglio affinché si riaprano le trattative, in un ultimo tentativo (che pare essere ormai disperato) di salvare la scuola di polizia, creata nel 2009 e mai decollata. «Con questa chiusura – dicono i firmatari – si toglie un presidio importante di legalità in un territorio che ha vissuto situazioni estreme e si rischia di fargli perdere quella occasione di sviluppo che era stata prospettata nel 2009». «Ora lo Stato, visti i tagli alla spesa pubblica, ci dice che la scuola costa un milione e 200 mila euro all’anno e che è più conveniente tenere aperta la sola struttura di Ladispoli, ma è un dato che non ci convince –­aggiunge Cocco – perché la manutenzione del verde pubblico qui viene fatta dall’Ente Foreste (oggi Forestas, ndr) e i cavalli vengono seguiti da Agris».

Chiuderla significherebbe gettare al vento i milioni già spesi per creare un compendio di 24 ettari nel quale erano previste la presenza di 45 funzionari di polizia e l’assunzione di 80 persone, «tanto che i nove Comuni del Goceano – ricorda Cocco – avevano formato anche 27 ragazzi tra manutentori e maniscalchi». Ma significherebbe anche far calare la scure dell’abbandono sulla struttura, che rischia, come segnala ancora Sel «di rimanere in comodato d’uso gratuito al ministero dell’Interno sino al 2039, alla fine dei 30 anni previsti dall’intesa per la realizzazione della scuola». Questa seconda ipotesi, se si avverasse, sarebbe il classico coltello nella piaga di un territorio dell’entroterra sardo sempre più lasciato solo con se stesso. Significherebbe la decadenza di maneggi stalle e alloggi costati milioni, e che si potrebbero riconvertire, con tutto il complesso, ai fini turistici o anche, per esempio, a scopi didattici o per la creazione di una comunità alloggio.

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