La Nuova Sardegna

Sassari

Piccole tartarughe d’acqua coperte di combustibile

di Paoletta Farina
Piccole tartarughe d’acqua coperte di combustibile

Un disastro ambientale nella vallata di Thiesi invasa dall’olio industriale Finora recuperati 50mila litri di inquinante. La magistratura nomina un perito

29 aprile 2016
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INVIATA A THIESI. Quando le ruspe hanno cominciato scavare, tra la terra mista a quell’olio industriale denso e nero hanno trovato anche tante piccole tartarughe d’acqua, completamente coperte di catrame. È uno dei tanti danni “collaterali” provocati dallo sversamento di combustibile che da metà marzo ha invaso S’ortu de Palatu, in un terreno di proprietà privata in una vallata a ridosso del paese. Il liquido nero che era all’improvviso sgorgato da una fontana destando allarme continua a fluire dal terreno e dalla roccia, anche se il flusso sembra essersi ridotto, e vanno avanti anche le opere di bonifica che finora hanno consentito di recuperare quasi cinquantamila litri di Btz, cioè un idrocarburo a basso tenore di zolfo che viene utilizzato per esigenze industriali. Un disastro ambientale che «comunque abbiano fermato – afferma tirando un sospiro di sollievo il sindaco di Thiesi, Gianfranco Soletta –, grazie a interventi di contenimento e canalizzazione dell’inquinante e a tutta una procedura di ripulitura dall’olio a cui sta procedendo la ditta incaricata, specializzata in questo genere di operazioni».

Perché si temeva che il petrolio zampillato da un antico lavatoio potesse raggiungere anche i corsi d’acqua che solcano la valle, di grande bellezza e dove sorge la chiesetta campestre di San Giovanni. «Ci preoccupava la vicinanza con un piccolo rio, che poi si immette nel Bidighinzu, ma fortunatamente, grazie alla barriera creata, il combustibile non raggiungerà i fiumi», assicura il sindaco Soletta.

L’inquinamento, oltre al danno ambientale, è stato fonte anche di costi importanti per il Comune. «Finora abbiamo sostenuto una spesa di cinquantamila euro, ma al momento non sappiamo se questa cifra potrà essere sufficiente – fa rilevare Gianfranco Soletta –. Se ciò non sarà, ci auguriamo di poter accedere a fondi per l’emergenza ambientale. È chiaro che il nostro Comune non può farsi totalmente carico delle bonifiche. Intanto siamo in continua contatto con l’Arpas e con la Provincia, che stanno monitorando la situazione. La mia speranza ora è che venga trovato il responsabile dell’inquinamento, anche perché e a questo sta lavorando la magistratura».

L’inchiesta è partita dopo il rapporto inviato alla Procura di Sassari dagli agenti del Corpo Forestale di Thiesi, che hanno anche posto sotto sequestro l’intera area recintandola. Di recente è stato nominato dal magistrato inquirente un perito. È chiaro, ormai, che il gasolio proviene da qualche stabilimento industriale. A poco più di un centinaio di metri c’è un caseificio attivo e un altro abbandonato da tempo. Thiesi, centro operoso, è ricca di industrie, soprattutto casearie. Il combustibile è sicuramente scolato da un deposito interrato dove si è creata un’apertura, chissà quando. Magari il terreno roccioso della zona lo ha contenuto per un po’ di tempo ma poi si è infiltrato pian piano nella vallata. Trovando una via di sfogo nell’acqua di cui è ricco il sottosuolo e poi emergendo. In tante pozze nere.

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