La Nuova Sardegna

Sassari

Sventato piano di “vendetta” in caserma a Pozzomaggiore, nei guai sette carabinieri

di Daniela Scano
Sventato piano di “vendetta” in caserma a Pozzomaggiore, nei guai sette carabinieri

I militari del comando provinciale bloccano sette colleghi che progettavano gravi ritorsioni nei confronti di cittadini. Al principio di tutto un presunto arresto arbitrario

24 aprile 2016
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SASSARI. Un piano per “farla pagare” a chi, secondo loro, aveva preso le difese di un compaesano contro due uomini in divisa. Questa l’accusa che se confermata potrebbe rovinare la carriera a un gruppo di carabinieri. Cinque di loro avrebbero architettato reati ai danni di una serie indistinta di potenziali vittime per proteggere due militari indagati per l’arresto arbitrario di un cittadino di Pozzomaggiore. Il presunto piano criminale è stato sventato da altri carabinieri, incaricati dal comando provinciale dell’Arma di monitorare per mesi le parole e i progetti dei colleghi. E di fermarli prima che passassero dalle parole ai fatti. Al termine di questo lavoro, ai due iniziali indagati si sono aggiunti altri cinque uomini in divisa che ora rischiano il trasferimento, se non altre misure più severe.

Cinque carabinieri ieri hanno ricevuto una comunicazione di garanzia che è anche un contestuale avviso di chiusura delle indagini preliminari svolte nei loro confronti dai militari del comando provinciale su delega della Procura della Repubblica di Sassari. A carico dei cinque militari grava la possibile applicazione del dispositivo dell’articolo 115 del Codice penale che tratta l’“accordo per commettere un reato”. Come è ovvio il nostro ordinamento giudiziario non prevede il processo alle intenzioni, e tuttavia dà al giudice la facoltà di applicare una misura di sicurezza nei confronti di chi si accorda per commettere un delitto. Insomma, di mettere nelle condizioni di non nuocere chi aveva cattive intenzioni. E sarebbero state davvero pessime, secondo gli accertamenti eseguiti dagli investigatori dell’Arma dei carabinieri, le intenzioni di alcuni militari del nucleo radiomobile della compagnia di Bonorva e della stazione carabinieri di Mores. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a due marescialli e a cinque carabinieri. I sottufficiali sono rispettivamente il comandante del nucleo radiomobile di Bonorva e il comandante della stazione di Mores. Insieme a cinque carabinieri, i due sottufficiali si sarebbero accordati per scagionare due di loro da una serie di accuse. Mentire per tirare fuori dai guai i colleghi non sarenbbe stata, se pur disdicevole, la cosa più grave. Nell’accordo criminale ci sarebbe stato infatti anche la organizzazione di attività punitive nei confronti di innocenti cittadini di Pozzomaggiore “colpevoli” solo di non avere avallato le condotte dei due militari.

Tutto ruota intorno a un episodio accaduto a Pozzomaggiore nelle vicinanze di un bar dove, stando alle scarne indiscrezioni filtrate dalla cortina di riserbo sollevata dalla Procura, nell’ottobre del 2014 sarebbe scoppiata una lite. Una storia di ordinaria amministrazione, che in genere si conclude con l’intervento dei carabinieri e solo qualche volta con arresti. In quel caso un uomo era finito dietro le sbarre con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Stando alla Procura, però, le cose non sarebbero andate così.

Per quella storia due carabinieri del nucleo radiomobile di Bonorva sono stati indagati per tentato sequestro di persona, falso e lesioni personali. Insomma, i militari avrebbero inventato tutto per mascherare la loro condotta arbitraria culminata con l’ammanettamento di un privato cittadino che sarebbe anche stato colpito con un pugno. Successivamente i due avrebbero simulato una resistenza a pubblico ufficiale per poter arrestare la vittima. Questa tesi non ha però retto alle verifiche avviate dal sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Porcheddu, titolare della inchiesta. Il magistrato ha deciso di indagare i due carabinieri ed è a questo punto che, nelle due caserme, sarebbe scattato il piano di salvataggio e di controffensiva.

Ieri la svolta, con la consegna ai militari coinvolti di sette avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei loro confronti. In questo modo i sette hanno anche scoperto di essere stati controllati e messi nelle condizioni di non nuocere dai loro stessi colleghi.

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