La Nuova Sardegna

Sassari

Migranti in un casolare, è emergenza

di Giulio Favini
Migranti in un casolare, è emergenza

Carbini: «Persone trattate come merce, c’è una neonata con la scabbia. Così non si può andare avanti, mi dimetto»

20 aprile 2016
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SANTA MARIA COGHINAS. Un gruppo di migranti sistemato in aperta campagna, in un casolare dimenticato e senza servizi essenziali, dove risulta impossibile garantire la minima assistenza a chi ha patologie da curare (segnalati casi di scabbia). L’emergenza migranti nel territorio rischia di fare esplodere un caso clamoroso con le dimissioni del sindaco di Santa Maria Coghinas.

«Comunicherò la decisione al Prefetto – dice Pietro Carbini – per protestare contro il modo in cui è stata gestita l'accoglienza dei migranti nel nostro Comune».

La decisione carica di sconforto del primo cittadino dopo la scoperta che - nella notte di venerdì -, senza essere stato messo al corrente da parte delle istituzioni, si è trovato spiazzato nel dovere gestire una situazione di emergenza per dare ospitalità ai 20 migranti di origine africana che sono stati inviati a Santa Maria Coghinas senza alcun preavviso.

«Ci trattano come dei burattini – ha affermato Carbini – e siamo costretti a vivere una emergenza nell’emergenza. Lasciato soli a subire e a sobbarcarci gli oneri e le conseguenze di questo modo di operare per l’accoglienza dei migranti».

Si dice sconcertato il sindaco, per come sono stati sistemati gli ultimi profughi giunti nel territorio del comune che amministra. «Li hanno sistemati in un'abitazione dove non c'è condotta idrica, né tantomeno servizi igienici sufficienti per contenere 20 persone, tra le quali anche una bambina di 4 mesi». Il gruppo di migranti è stato sistemato in aperta campagna, in località "Rabbita", in un casolare che di certo non è idoneo per ospitare tante persone né tantomeno per doverci vivere per tutto il resto dell'anno. «Non è attiva neanche l'illuminazione pubblica – continua il primo cittadino – e non sono presenti nessun tipo di infrastrutture, per esempio le condotte della rete fognaria e dell'acqua potabile. Ma come si fa a gestire l'emergenza in modo così sconsiderato – tuona Carbini –; per di più mentre salutavamo i nuovi arrivati abbiamo appreso che qualcuno di loro ha la scabbia, e noi non eravamo stati messi al corrente. Abbiamo allertato le istituzioni sanitarie competenti – dice Carbini – e nel mentre con i Servizi sociali del Comune ci siamo adoperati per assistere la bambina».

Non vuole creare facili allarmismi il sindaco che non si sottrae alla responsabilità istituzionale: «Stiamo predisponendo tutti gli atti necessari per tenere la situazione sotto controllo, ma ci troviamo di fronte a grosse difficoltà organizzative. Non capisco come i sindaci possano gestire le situazioni di ordine igienico sanitario se non veniamo consultati. I nostri ospiti devono essere rispettati e non gettati e depositati come merce – afferma Carbini – . E poi c'è un problema di ordine pubblico che non può essere trascurato».

«Anni fa nella casa adibita a ricovero per i migranti, venivano sistemati gli attrezzi agricoli – conclude il sindaco – ora sono stati sistemati dei letti dove vanno a dormire i profughi, inoltre non siamo in grado di monitorare le loro necessità quotidiane in quanto la casa si trova a notevole distanza dal centro abitato . Insomma, non è un modo civile di accogliere gli ospiti in difficoltà».

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