La Nuova Sardegna

Sassari

Il cosacco di Perfugas adesso è cittadino italiano

di Giuseppe Pulina
Il cosacco di Perfugas adesso è cittadino italiano

Sergej Petrenko vince una battaglia durata dieci anni e giura davanti al sindaco Il pediatra russo era stato adottato dalla famiglia Piga e ne ha preso il cognome

09 aprile 2016
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PERFUGAS. Un sogno che diventa realtà. Non accade tutti i giorni, soprattutto quando servono più di dieci anni perché si avveri realmente. Si chiude con un lieto fine la lunga vicenda di Sergej Petrenko, il medico russo di origini cosacche che è diventato un cittadino italiano a tutti gli effetti. Davanti al sindaco di Perfugas Dino Decandia ha prestato il suo solenne giuramento di fedeltà ai valori della Costituzione. Una cerimonia semplice, con il dottor Petrenko in alta uniforme, emozionato e comprensibilmente felice, al cospetto del primo cittadino di una comunità di cui si sente parte.

Dal 2004 il suo cognome si è fatto doppio: non più solo Petrenko, ma anche Piga, perché questo è il cognome dei perfughesi dal cuore d’oro che lo hanno accolto all’interno della loro famiglia adottandolo come figlio. Se nel 2003, anno di eclatanti proteste di piazza, l’Italia era restia a riconoscergli l’asilo politico, un pezzo del Belpaese gli apriva comunque le porte di casa. «È stato così – dichiara Sergej – che ho scoperto la grande generosità dei sardi». Non tutti forse ricorderanno la storia travagliata di questo cinquantaseienne cosacco del Don, che, giunto in Italia al seguito di un gruppo folkloristico, ha chiesto di rimanere nel Paese ospitante per non fare ritorno in patria. Una scelta difficile, drastica, perché in Russia, questo ex colonnello di quella che fu una volta la temibile armata rossa, aveva una moglie e due figlie.

Quella che fece fu in un certo senso una scelta di libertà, perché, secondo Petrenko, ad ogni uomo deve essere consentito di costruire il proprio destino. Giunto in Italia, ingaggia la sua personale «battaglia contro la burocrazia» per ottenere il permesso di soggiorno. Un documento senza il quale la vita di un emigrato può diventare odiosamente instabile. Per far intendere le sue ragioni fa uno sciopero della fame che dura due settimane. La “Nuova” ne segue con attenzione il caso, anche perché Sergej mette in scena la sua protesta in piazza d’Italia. Seguono due deportazioni. Problemi di salute. Pronunciamenti del Tar. Tentativi di rimpatrio. La sua vicenda giuridica, che a Sassari verrà seguita dall’avvocato Gianfranco Meazza, fa tappa anche a Bologna e Brindisi. Ritorna finalmente in Sardegna, dove la famiglia Piga, residente a Perfugas, decide d’intervenire con l’atto dell’adozione.

Pediatra specializzato in omeopatia e osteopatia, Sergej si adatta a fare un po’ di tutto, confortato anche dall’affetto della gente di Perfugas. Parla un buon italiano, che affina nella lunga attesa di ricevere il decreto del Presidente della Repubblica per il riconoscimento della cittadinanza. Fatto che risale allo scorso anno e di cui il giuramento solenne di ieri è il tanto atteso suggello finale. Fondatore di un’associazione che si occupa di preservare la cultura cosacca, Sergej lavora attualmente in Russia come medico. Si considera non a torto l’antesignano di una battaglia nella quale possono riconoscersi tanti altri immigrati«. «Oggi sulle onde dell’immigrazione conosciamo tante storie. La mia è una di quelle che può creare esperienza e, a suo modo, infondere speranza».

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