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emergenza ruoli

Nurra, l’acqua ora c’è ma mancano i soldi

Nurra, l’acqua ora c’è ma mancano i soldi

SASSARI. Finita l'emergenza idrica grazie alle abbondanti piogge di questi giorni nei Consorzi di Bonifica diventa centrale la grana del pagamento dei ruoli che dopo la riforma del 2006-2008, con l'en...

20 marzo 2016
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SASSARI. Finita l'emergenza idrica grazie alle abbondanti piogge di questi giorni nei Consorzi di Bonifica diventa centrale la grana del pagamento dei ruoli che dopo la riforma del 2006-2008, con l'entrata in vigore delle leggi regionali 19 e 6, diventa sempre più insostenibile per gli agricoltori. Il lavoro di Consorzi di bonifica e associazioni agricole sta tamponando il problema ma non può risolverlo.

«I nodi stanno arrivando al pettine - commenta il presidente del Consorzio di Bonifica della Nurra Gavino Zirattu - purtroppo la riforma del 2006-2008 sta creando solo confusione ed ha aumentato a dismisura i costi. In questi anni abbiamo lavorato per limitare le conseguenze negative verso i soci ma la situazione peggiora di anno in anno». Con le leggi 19 e 6 regionali le dighe sono passate in gestione dai Consorzi di bonifica ad Enas con la conseguenza che ora (i Consorzi) devono comprare l'acqua (circa 350mila euro la sola Nurra). Inoltre è venuto a mancare anche l'introito dalla vendita dell'acqua ad uso idropotabile.

«Questi soldi li utilizzavamo per abbattere i costi dei soci - spiega il presidente del Consorzio della Nurra -. Con l'entrata in vigore della riforma abbiamo iniziato a fare un lavoro immane insieme alle organizzazioni agricole per limitare i danni. Adesso cerchiamo di abbassare i costi delle bollette con i rimborsi che arrivano dalla regione, ma non possiamo garantire ai soci costi certi. Spesso dalla Regione i finanziamenti arrivano in ritardo costringendo i produttori a pagare la tariffa piena. Stiamo facendo i salti mortali cercando anche di ritardare i tempi di immissione dei ruoli, ma più si va avanti e più si accavvalano i pagamenti. E' chiaro che abbiamo a che fare con un sistema che non funziona: costa, crea confusione, e non da certezza dei costi - precisa Zirattu -. L'appello che rivolgiamo alla Regione è quella di mettere mano alla normativa».

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