La Nuova Sardegna

Sassari

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Il De Andrè raccontato da Gelsomino

COSSOINE. “Fabrizio De André e l’isola paradiso”, ovvero un innamoramento lungo 24 anni, con una terra che lo ha accolto, lo ha amato, qualche volta non lo ha capito, ed ha saputo fargli anche molto...

24 febbraio 2016
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COSSOINE. “Fabrizio De André e l’isola paradiso”, ovvero un innamoramento lungo 24 anni, con una terra che lo ha accolto, lo ha amato, qualche volta non lo ha capito, ed ha saputo fargli anche molto male. Il libro curato da Giovanni Gelsomino narra di un Faber quotidiano, raccontato dai tanti amici che ne hanno condiviso il percorso, prima ancora umano che artistico, dalla Genova degli ultimi, del “letame da cui nascono i fiori”, dei carruggi, dei vicoli in cui raramente penetra il sole, alla Sardegna e alla Gallura della luce e della natura, di quel popolo “fiero e silenzioso” così vicino alle corde più intime di Fabrizio De André. Ne hanno parlato a lungo, Angelo Deriu, presidente dell’associazione culturale intercomunale “Isperas” - organizzatrice insieme al Comune e alla Pro loco di Cossoine della presentazione del libro – e Giovanni Gelsomino, dimostrando come, nonostante su De André sia stato detto e scritto praticamente tutto, sia ancora possibile cogliere aspetti meno esplorati della sua vicenda umana, ed in ogni caso sia sempre possibile ridestare nel pubblico quell’affetto e quella dolce nostalgia che sempre si prova quando si parla del poeta sardo/genovese. Ancora di più quando il racconto è corredato – come nel caso del libro di Gelsomino – di una grande quantità di foto inedite, «tolte dal fondo dei cassetti per l’occasione».

Ecco così De André nei molti momenti di intimità, con Dori, con i figli, con gli amici galluresi, negli spuntini. La serata è stata introdotta dal sindaco, Sabrina Sassu e dal presidente della Pro loco, Piero Foddanu. Piero Carboni, Andrea Piliu, Giovanni Casule e Gloriana Piras hanno interpretato alcuni dei brani più belli di Fabrizio, da Via del campo alla Canzone di Marinella, da Hotel Supramonte a Don Raffaè. (m.b.)

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