La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, “Turondola” abbandonata tra immondizia e degrado

di Giovanni Bua
Il retro della Turondola
Il retro della Turondola

La Torre Tonda che svetta seminascosta nell’omonima via è ostaggio dei vandali. Dimenticata da oltre un secolo, nessuno ha mai studiato un progetto di recupero

06 febbraio 2016
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SASSARI. É cosa nota che i sassaresi non siano molto affezionati alle loro mura, buttate giù nel corso dell’800 con tanto di piano regolatore che culminò con la distruzione a fine secolo del castello aragonese. Ma vedere come oggi è ridotta la “Turondola”, l'unica, superstite, torre circolare della cinta della Sassari medievale, che oggi si può vedere spuntare dai tetti guardando dalla parte alta della via che da lei prende il nome, fa stringere il cuore: un carrello della spesa, cartoni, bottiglie, scritte sui muri e immondizia varia. E una terribile sensazione a metà tra il clandestino degrado e il totale abbandono.

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Un degrado che affonda le sue radici nella storia lontana, e un po’ bizzarra, della nostra città. Che non è nemmeno sicura che la torre sia davvero l’unica cilindrica presente nella sua ormai assente cinta (lo storico Alessandro Ponzeletti ne ha individuato da una mappa cinquecentesca almeno un’altra all’angolo delle mura che oggi troviamo tra via Saffi e corso Trinità), e che comunque non si è mai curata in alcun modo di tutelare lo storico pezzo della sua storia.

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Una dimenticanza secolare. Partita almeno da quando i prproprietari di quel tratto di mura, i Gesuiti, furono cacciati per la seconda volta dalla città negli anni 40 dell’800, facendo sì che i beni ex ecclesiastici finissero divisi, spesso in maniera poco chiara, tra vari enti statali e la laicizzata università. Negli anni la torre venne inglobata, come tutto il tratto di mura intorno, dallo sviluppo edilizio ottocentesco cittadino, con gli edifici che chiusero lo spazio retrostante trasformandolo in un cortile, usato come magazzino del sale fino alla fine dell’800. E poi dei tabacchi. Per poi finire, insieme a ciò che rimaneva della fortificazione, nel dimenticatoio.

L’accesso all’ampio spazio, dove oltre che la torre è presente tutto l’interessante prospetto della vecchia università seicentesca, è decisamente agevole: un cancello all’imboccatura di via Arborea, spesso aperto e comunque non difficile da superare. Un vero invito a nozze per vandali e vagabondi di vario tipo, ma anche semplicemente per i dipendenti dell’università che nel cortile posteggiano le auto.

Qualche timido tentativo di rientrare in possesso della Turondola (o Durondola), o almeno dello spazio retrostante, nel corso degli anni c’è stato: alcuni spettacoli organizzati dalla compagnia teatrale Meridiano Zero, una mostra dedicata ad Antonio Simon Mossa, alcuni inserimenti nelle giornate dedicate ai “Monumenti aperti”. Per un organico e corposo piano di restauro e recupero sono sempre però mancate la volontà e comunque i fondi.

Anche perché non è ancora ben chiaro di chi sia la pertinenza del bene, che dovrebbe essere storicamente rimasto all’università ma che è stato spesso a disposizione dello Stato. E che ora invece, tra un carrello verde abbandonato, a un passo dal diventare anch’esso storico, bottiglie, cartoni e cartacce, scritte sui muri e immondizia, è a disposizione solo dei vandali, che forse nemmeno conoscono il suo immenso valore storico. I sassaresi non sono stati mai particolarmente affezionati alla loro storia, ma mentre la distruggevano hanno sempre avuto qualche buona scusa. Non questa volta, si spera.

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